Google Gruppi
Iscriviti a energiarinnovabileblog
Email:
Visita questo gruppo
Add to Google BlogItalia.it - La directory italiana dei blog

lunedì 19 maggio 2008

Certificazione Energetica: Sviluppo metodologico

Non essendo disponibili risorse per lo sviluppo di una struttura di calcolo semplificata ex novo, si è deciso di realizzare un’interfaccia semplificata da accoppiare ad un motore di calcolo accurato basato sulle procedure definite dalle normative europee.

La metodologia di calcolo è suddivisa nei seguenti moduli:

•fabbisogno energetico netto (per riscaldamento, raffrescamento e acqua calda sanitaria), come stabilito dal prEN 13790, basato su bilanci energetici mensili in regime stazionario;
•energia fornita;
•energia primaria non rinnovabile (FEP) e altri indicatori energetico-ambientali secondo le indicazioni dei prEN 15203 e prEN 15603;
•report del certificato di prestazione energetica secondo il prEN 15217 e raccomandazioni di aggiornamento degli indicatori sopra citati (FEP, classe energetica, ecc.).

La procedura di certificazione da un lato deve identificare idonei indicatori delle prestazioni energetiche e dall’altro suggerire appropriate misure di risparmio. In quest’ottica l’indicatore prestazionale sensibile individuato è l’energia primaria non rinnovabile (secondo la definizione del prEN 15603), che rappresenta il consumo effettivo di risorse non rinnovabili, dipende dal combustibile utilizzato e indica l’effettivo utilizzo di fonti rinnovabili.


Oltre a quanto definito e richiesto dal D.Lgs. 192/05, si è considerata anche l’energia primaria totale, indicatore che consente di sommare forme energetiche diverse quali combustibili, energia elettrica autoprodotta o acquistata, ricavata da fonti rinnovabili o fossili; essa è definita come il potenziale energetico presentato dai vettori e fonti energetiche nella loro forma naturale, ovvero energia non soggetta ad alcuna conversione o processo di trasformazione (prEN15603).

Infine, lo strumento calcola le emissioni di CO2, che rappresentano la quantità di gas ad effetto serra emessi nell’ambiente dalle fonti e/o vettori energetici, e indicano in che misura sono utilizzate fonti energetiche a basso impatto ambientale.

giovedì 15 maggio 2008

Certificazione Energetica: Certificazione e diagnosi dell'edificio

Risulta a questo punto quasi banale sottolineare la profonda differenza tra gli obiettivi della certificazione e della diagnosi dell’edificio, sottolineando che quelli perseguiti dallo sviluppo dello strumento DOCET rientrano tra i primi in accordo con le indicazioni del legislatore nazionale. Le stesse considerazioni valgono per il laborioso ed accurato processo della progettazione e certificazione energetica di nuovi edifici delegato a strumenti software di supporto alla progettazione.ù DOCET è un software semplificato, sviluppato con l’obiettivo di contribuire alla certificazione energetica degli edifici residenziali o singoli appartamenti esistenti, attraverso un’azione congiunta tra l’ITC-CNR e l’ENEA. È stato scelto di partire dal settore residenziale in quanto considerato prioritario secondo le direttive del D.Lgs. 192/05. Lo strumento è nato prettamente per edifici esistenti, risolvendo il problema della scelta tra accuratezza dello strumento e ripetibilità dei risultati ottenuti in favore della seconda. L’accuratezza di calcolo è stata tuttavia in buona parte mantenuta, rendendo semplice unicamente l’interfaccia dello strumento in modo da ridurre al minimo la possibilità di errori. Altri obiettivi, in base ai quali sono state definite le specifiche che hanno guidato la stesura del codice, sono di tipo non tecnico, ma non per questo meno importanti: aumentare la consapevolezza dell’utente finale sulla qualità energetica del proprio edificio stimolando il retrofit energetico e sensibilizzarlo promuovendo la cultura della certificazione energetica degli edifici.

lunedì 12 maggio 2008

Certificazione Energetica: Il metodo di calcolo semplificato

L’ITC-CNR e l’ENEA hanno sviluppato uno strumento software che implementa la procedura definita nelle norme tecniche di supporto all’EPBD. Il motore di calcolo definito è utilizzabile attraverso un’interfaccia utente semplificata che minimizza le richieste di dati quantitativi e consente di produrre un certificato energetico anche da parte di utenti non specializzati. La scelta della procedura è legata a fattori di tipo tecnico, economico, gestionale, ecc. Riporto i vantaggi e gli svantaggi dei due metodi. Due procedure per arrivare alla valutazione della prestazione energetica degli edifici: Calcolo Misura Vantaggi Procedure condivise Energia realmente consumata Determinazione dei consumi dei elementi Prestazioni reali dei sistemi di controllo Ipotesi migliorative per i singoli elementi Svantaggi Non omogeneità tra calcolo e consumo reale Tempi di diagnosi lunghi Enorme mole di input (calcolo complesso) Dati aggregati Pre-processare i dati input (calcolo semplificato) Deviazioni dei consumi nei diversi anni Campagna sperimentale con costi elevati Difficile confrontabilità tra edifici Definiti i criteri procedurali e gli indicatori di riferimento per la prestazione e la certificazione energetica dell’edificio, è fondamentale fissare alcuni punti cardine per inquadrare l’applicazione di metodi semplificati: - il calcolo della prestazione energetica è tanto più accurato, quanto più lo sono i dati di input richiesti; - il reale consumo degli edifici dipende da una serie di parametri tutt’altro che standardizzati. Tra i più importanti citiamo: dati climatici, tenuta all’aria dell’edificio, caratteristiche di involucro vincolate alla posa in opera, profilo di utilizzo dell’edificio; - se, nel caso di nuovi edifici, ci si può aspettare un riscontro tra i risultati di calcolo (basati su input conosciuti ed accurati) e reali consumi, questo obiettivo diventa praticamente irrealizzabile nel caso di costruzioni esistenti, per le quali l’elaborazione dei dati di input è pressoché impossibile; - per gli edifici esistenti, solo attraverso un’accurata campagna sperimentale del sistema edificio-impianto, con gli impegni tecnici ed economici che ne conseguono, ci si può aspettare un riscontro tra i risultati di calcolo e reali consumi. L’obiettivo fissato di dotarsi di codici di calcolo semplificati per edifici esistenti non può che tener conto di quanto segue: - il metodo di calcolo semplificato deve avvicinarsi quanto più possibile ai risultati ottenibili con un metodo dettagliato; ed è questo l’unico riferimento che determina l’accuratezza e l’affidabilità dello strumento semplificato; - il confronto tra il metodo semplificato ed i reali consumi di un edificio non può essere considerato significativo in queste condizioni, nella stessa misura in cui non è significativo il confronto tra un metodo dettagliato ed i consumi reali.

Certificazione Energetica: DOCET e il contesto normativo

L’attività normativa, che sta animando tutti gli Stati membri, prende spunto dalle indicazioni contenute nella direttiva 2002/91/CE, la cui redazione è stata determinata da una serie di ragioni contingenti: -consumi elevati nel settore civile; -consumi elettrici in aumento; -gap tra la ricerca svolta nei programmi comunitari e l’effettiva penetrazione delle tecnologie energetiche nel mercato; -necessità di sicurezza dell’approvvigionamento energetico; -necessità di attuazione del protocollo di Kyoto, con l’Italia in notevole ritardo rispetto agli obiettivi iniziali di riduzione di emissione di gas serra. La direttiva 2002/91/CE aveva il compito di rivitalizzare a livello europeo il tema dell’efficienza energetica ed il primo impatto è stato quello di dare un grande impulso all’attività di normazione europea, al fine di armonizzare il quadro tecnico di riferimento. È necessario menzionare, accanto alla EPBD, la Direttiva 2006/32 sull’efficienza energetica negli usi finali e i servizi energetici, che intende promuovere lo sviluppo di specifiche competenze nel settore della diagnosi energetica anche al fine di consentire una concreta ed efficace riqualificazione del parco edilizio esistente. Nel contesto italiano, l’implementazione della EPBD si è concretizzata con la pubblicazione del D.Lgs. 192/05 e del successivo D.Lgs. 311/06. Le linee guida nazionali sulla certificazione energetica degli edifici, di prossima emanazione da parte del Ministero dello Sviluppo Economico (MSE), e i decreti attuativi di cui all’articolo 4 del D.Lgs. 192/05, sono particolarmente importanti per rendere pienamente operativi gli strumenti legislativi di cui sopra. L’attività normativa a livello europeo e dei singoli Stati membri ha posto come primo obiettivo le procedure per arrivare alla valutazione della prestazione energetica dell’edificio e, da questa, alla certificazione. Le strade tracciate erano fondamentalmente due: -calcolo (asset rating), ovvero valutazione della prestazione energetica attraverso una procedura di calcolo da eseguire in condizioni standard; -misura (operational rating), ovvero valutazione della prestazione energetica attraverso il rilievo dei consumi reali dell’edificio.

domenica 11 maggio 2008

DOCET e il contesto operativo: prestazione, diagnosi, certificazione

La direttiva europea 2002/91/CE relativa alle prestazioni energetiche degli edifici - EPBD (Energy Performance Building Directive) - ha dato impulso all’attività normativa e legislativa a livello continentale e di singoli Stati membri. In Italia, in particolare, si è colta l’occasione per aggiornare i riferimenti legislativi in materia di efficienza energetica in edilizia, pubblicati ormai più di un decennio fa. Il D.Lgs. 192/05 di attuazione della direttiva 2002/91/CE relativa alle prestazioni energetiche degli edifici (EPBD) prevede, all’articolo 6 comma 9, la definizione di metodi semplificati per la certificazione energetica, che minimizzino gli oneri per gli utenti. In questo contesto, l’ITC-CNR e l’ENEA hanno sviluppato uno strumento software che implementa la procedura definita nelle norme tecniche di supporto all’EPBD. Il motore di calcolo definito è utilizzabile attraverso un’interfaccia utente semplificata che minimizza le richieste di dati quantitativi e consente di produrre un certificato energetico anche da parte di utenti non specializzati.

sabato 10 maggio 2008

Certificazione Energetica: La qualifica del soggetto certificatore

Possono essere accreditati come Soggetti certificatori esclusivamente le persone fisiche che risultano in possesso di: a) uno dei seguenti titoli di studio:
  • diploma di laurea specialistica in ingegneria o architettura, nonché abilitazione all’esercizio della professione ed iscrizione al relativo Ordine professionale,
  • diploma di laurea in ingegneria o architettura, nonché abilitazione all’esercizio della professione ed iscrizione al relativo Ordine professionale,
  • diploma di laurea specialistica in Scienze Ambientali ed iscrizione alla relativa Associazione professionale,
  • diploma di laurea specialistica in Chimica ed iscrizione al relativo Ordine professionale,
  • diploma di geometra o perito industriale, nonché abilitazione all’esercizio della professione ed iscrizione al relativo Collegio professionale;

b) un’adeguata competenza comprovata da esperienza almeno triennale, acquisita prima della data di pubblicazione sul B.u.r.l. del presente provvedimento ed attestata da una dichiarazione del rispettivo Ordine, Collegio professionale o Associazione, in almeno due delle seguenti attività:

  • progettazione dell’isolamento termico degli edifici,
  • progettazione di impianti di climatizzazione invernale ed estiva,
  • gestione energetica di edifici ed impianti,
  • certificazioni e diagnosi energetiche,
  • oppure frequenza di specifici corsi di formazione organizzati da soggetti accreditati.

Il Soggetto certificatore non può svolgere attività di certificazione sugli edifici per i quali risulti proprietario o sia stato coinvolto, personalmente o comunque in qualità di dipendente o collaboratore di un’azienda terza, in una delle seguenti attività:

a) progettazione dell’edificio o di qualsiasi impianto tecnico in esso presente;

b) costruzione dell’edificio o di qualsiasi impianto tecnico in esso presente;

c) amministrazione dell’edificio;

d) fornitura di energia per l’edificio;

e) attività di gestione e/o manutenzione di qualsiasi impianto presente nell’edificio

venerdì 9 maggio 2008

Certificazione Energetica: Decreto Legislativo n.311 del 29 dicembre 2006. ....continua...

Quali verifiche effettuare secondo l’allegato I? Il comma 1 dell’allegato I descrive il metodo prestazionale ovvero è possibile effettuare una verifica dell’edificio in termini di EPlimite considerando le trasmittanze delle strutture verificate con un incremento del 30%. Ovvero adottando sistemi particolari, quali sistemi solari passivi, è possibile anche non limitando al massimo le trasmittanze delle strutture, costruire edifici con basso consumo energetico. Oltre alla verifica dell’EP e delle trasmittanze, si richiede anche quella del rendimento che nella maggior parte dei casi, adottando caldaie a condensazione e sistemi efficienti di termoregolazione, non crea nessun problema. Il comma 2, che è previsto per le ristrutturazioni di edifici con superficie utile minore o uguale di 1.000 m2, detta un metodo di tipo prescrizionale, cioè a fronte di una verifica di parametri che riguardano l’edificio e l’impianto, si associa all’edificio il valore limite dell’indice di prestazione energetica. Tale procedura è prevista anche per i nuovi edifici e le ristrutturazioni con superficie utile maggiore di 1.000 m2 se il rapporto tra la superficie trasparente complessiva dell’edificio e la sua superficie utile è inferiore a 0,18. Le prescrizioni sono su: la trasmittanza termica delle strutture opache verticali, inclinate ed orizzontali comprensive dei ponti termici non corretti; la trasmittanza termica delle chiusure trasparenti comprensive dell’infisso, il rendimento del generatore installato; la temperatura di mandata e il sistema di termoregolazione. Verifica dei divisori La verifica prevede che il valore della trasmittanza (U) delle strutture edilizie di separazione tra edifici o unità immobiliari confinanti, deve essere inferiore o uguale a 0,8 W/m2K nel caso di pareti divisorie verticali e orizzontali. Il medesimo limite deve essere rispettato per tutte le strutture opache, verticali ed orizzontali e inclinate, che delimitano verso l'ambiente esterno gli ambienti non dotati di impianto di riscaldamento. Verifica termoigrometrica Si procede alla verifica dell’assenza di condensazioni superficiali e che le condensazioni interstiziali delle pareti opache siano limitate alla quantità rievaporabile, conformemente alla normativa tecnica vigente. Qualora non esista un sistema di controllo della umidità relativa interna, per i calcoli necessari, questa verrà assunta pari al 65% alla temperatura interna di 20C. Verifica estiva Devono essere verificate: a) Presenza ed efficacia di elementi di schermatura superfici vetrate. b) Solo per zone A, B, C, D, E e per irradianza sul piano orizzontale max l≥ 290 W/m2, verifica massa superficiale pareti opache verticali, orizzontali ed inclinate Ms >230 kg/m2 c) Il progettista utilizza al meglio le condizioni ambientali esterne e le caratteristiche distributive degli spazi per favorire la ventilazione naturale dell’edificio; nel caso che il ricorso a tale ventilazione non sia efficace, può prevedere l’impiego di sistemi di ventilazione meccanica. Tale verifica deve considerare che: “gli effetti positivi che si ottengono con il rispetto dei valori di massa superficiale delle pareti opache previsti alla lettera b), possono essere raggiunti, in alternativa, con l’utilizzo di tecniche e materiali, anche innovativi, che permettano di contenere le oscillazioni della temperatura degli ambienti in funzione dell’andamento dell’irraggiamento solare. In tal caso deve essere prodotta una adeguata documentazione e certificazione delle tecnologie e dei materiali che ne attesti l’equivalenza con le predette disposizioni”.

mercoledì 30 aprile 2008

Certificazione Energetica: Decreto Legislativo n.311 del 29 dicembre 2006. ....continuo...

L’allegato C: tabelle dei limiti da verificare



Nell’allegato C troviamo le tabelle dei limiti da verificare dell’indice di prestazione energetica e delle trasmittanze termiche.

La tabella dell’indice di prestazione definisce il parametro limite in funzione del rapporto S/V, cioè il rapporto tra la superficie delimitante verso l’esterno o verso locali non riscaldati, il volume lordo e lo stesso volume. Il limite del parametro è valutato considerando i gradi giorno e di conseguenza la zona climatica del comune di riferimento per l’edificio.

L’indice di prestazione viene calcolato per superficie utile per gli edifici residenziali e per volume lordo per gli altri edifici, le tabelle sono relative ai limiti del 2008 e del 2010 che riducono il valore, la prima del 5-8% mentre la seconda di circa il 20% rispetto al valore limite attuale.

Gli stessi limiti temporali sono legati ai valori di trasmittanza che prevedono la verifica per pareti opache verticali, coperture, pavimenti, chiusure trasparenti comprensive di infissi e vetri.

Viene infine definito il limite per il rendimento globale medio stagionale dell’impianto che deve essere superiore al valore pari a 75+3*log(Pn).

mercoledì 23 aprile 2008

FOTOVOLTAICO: il quadro di alternanta "QCA"

Il quadro di consegna dell'energia e parallelo rete (QCA) è proposto ad effettuare il collegamento in parallelo degli inverter alla rete elettrica di distribuzione di bassa tensione. All'interno di tale quadro sono contenuti i dispositvi di interruzione delle linee in uscita dagli inverter e qualora necessario il dispositivo di interfaccia di rete. Il quadro QCA prevede in ingresso il collegamento ad ogni inverter effettuato tramite cavo isolato in gomma FG7(O)R 3*6 mm2 non propagante l'incendio; il cavo in arrivo dovrà essere posto in tubo flessibile o rigido per posa pesante in PVC autoestinguente, di diametro opportuno, risultando cosi protetto da eventuali azioni meccaniche di chiacciamento o in tubi rigidi per esterno di diametro adatto con collari di fissaggio e cassette rompi tratta. A seconda della distanza tra il quadro QCA e il punto di allacciamento, prima del collegamento con il quadro di utente sarà opportuno montare un apposito quadretto contenete un interruttore magnetotermico che potrà essere montato anche nel quadro utente nel caso questo ultimo sia adatto. Il quadro QCA utilizzato deve avere le seguenti caratteristiche:
  • doppio isolamento
  • grado di protezione adatto al sito di istallazione
  • dimensioni adeguate al contenimento di tutti i componenti adoperati, con porta piena e con telaio componibile isolante

Ogni quadro QCA contiene al proprio interno i seguenti componenti:

  • un numero di interruttori bipolari magnetotermici (2 moduli) pari a quelli di inverter presenti, e con le seguenti caratteristiche elettriche 16°, 230 Vac, curva di intervento C e potere di interruzione 6 KA.
  • N° 1 interruttore quadripolare magnetotermico (nel caso d'impianti da 1,8 0 3 Kwp questo interruttore non si deve istallare, basta portare a 10 KA il potere di interruzione degli interruttori sulle linee degli inverters) con le seguenti cratteristiche elettriche 50 A, 380 Vac, curva di intervento C e potere di interruzione 10 KA. Un interruttore analogo potrà essere adottato nel quadretto istallato subito prima del punto di allacciamento.
  • N°1 interaccia di rete (solo per impianti multi inverter) in conformità alla norma CEI 11-20 e alle prescrizioni del distributore.
  • N°1 dispostitivo di interfaccia (contatore) opportunamente dimensionato (50 A per l'impianto da 18 Kwp) e conforme alle descrizioni del distributore.
  • Tali prescrizioni prevedono che negli impianti monofase, il contatore debba essere conforme alla norma CEI EN 61095 (categoria AC - 7a o AC - 7b rispettivamente in assenza o in presenza di rete del cliente abilitata al funzionamento in isola). Tale conformità deve essere supportata da documentazioni di prova di tipo. emessa da laboratorio accreditato da ente facente capo all' EA.
  • Un numero di passatubi da 32 mm pari a quello di inverter prsenti per i cavi provenienti dagli stessi
  • N°1 passatubo di diametro adeguato per il collegamento con il quadro utente
  • N°1 morsetto passante di terra per cavo da 16 mm2 (giallo/verde) per attacco su guida DIN

Per l'ingresso cavi sono realizzati sul fondo: un numero di fori per passatubo da 32 mm in numero pari a quello degli inverter presenti per l'ingresso dei cavi provenienti dagli stessi. N°1 foro con passatubo di diametro adeguato per il collegamento con il quadro di utente.

I cavi in ingresso al quadro QCA sono cavi del tipo FG7(O)R 3*6 mm2 in numero pari a quello degli inverter presenti intestati ai rispettivi interruttori.

Inoltre vi è un cavo del tipo FG7(O)R 5*10 mm2 non propagante l'incendio da collegare al quadro di utente nel punto di allacciamento previsto.

martedì 22 aprile 2008

8 buoni consigli per costruire una casa "sana" secondo i principi della bio-architettura

La chiamano bioarchitettura e rappresenta un nuovo modo di costruire biologicamente responsabile ed ecologicamente corretto. Con queste nuove tecniche si riescono a costruire case in meno di un mese, che consumano pochissimo e che producono da sole l'acqua calda azzerando i costi di gestione e le emissioni di anidride carbonica. Vediamo adesso dei principi secondo i quali possiamo costruire una casa sano nel totale rispetto dell'ambiente.
  1. Salvaguardare l’ecosistema La prima cosa per la bio architettura è rispettare l'ambiente Costruendo una casa a norma di risparmio energetico, con acqua calda tutto l'anno senza caldaie né termosifoni che, grazie ad un involucro altamente coibentato, vetri a sud e un sistema di ventilazione controllato permetta una minore dispersione di calore e un azzeramento dell'utilizzo di caldaie, termosifoni e impianti di aria condizionata. Costruire una "casa passiva" può determinare un aumento del costo dell'investimento iniziale del 20-25% rispetto all'abitazione tradizionale. Cifra che viene ammortizzata nel tempo grazie ai notevoli risparmi di energia e denaro.
  2. Impiegare risorse naturali: un'abitazione con struttura in legno ha la stessa durata rispetto ad una casa costruita con i cosiddetti sistemi "tradizionali" ma permette benefici aggiuntivi in termini di salute, assicurando una maggior traspirazione dell'habitat senza rincari sui materiali. Impianti energetici alternativi come collettori solari, pannelli fotovoltaici, scaldacqua solare, permettono poi risparmiare energia e talvolta di produrne in eccesso rispetto al proprio consumo per poi rivenderla sul mercato. Involucri termici e grandi vetri isolati a Sud completano il quadro impedendo al calore di disperdersi e riducendo quando non azzerando i consumi, gli sprechi e le emissioni di gas dannosi per l'ambiente.
  3. Ottimizzare il rapporto tra edificio e ambiente: Ottimizzare il rapporto tra edificio e ambiente significa rispettare il cosiddetto "genius loci", lo spirito del sito, diffondendo una maggiore comprensione per l'ambiente che ci circonda. Il feng shui, l'antica arte geomantica taoista della Cina, ausiliaria dell'architettura, dice la stessa cosa. In Cina ci si rivolgeva ad un esperto di feng shui per la scelta del terreno su cui edificare, per come orientare la casa e la porta principale in base alla data di nascita del capofamiglia, e per scegliere anche la data di inizio della costruzione e la data di trasferimento della famiglia nella nuova casa. Un esperto feng shui crea luoghi che aiutano l'uomo ad abitare in armonia e serenità. Lo stesso fa il Vastu, antica tradizione indiana che da importanza al disegno dello spazio in grado, secondo la stessa, di condizionare l'uomo e il suo destino.
  4. Non causare emissioni dannose: non causare emissioni dannose per l'ambiente rappresenta il primo degli obiettivi di un'architettura sostenibile. L'utilizzo degli elementi naturali permette di arrivare fino alla riduzione totale dell'emissione di fumi, gas e acque di scarico. Nuovi sistemi permettono infatti di riciclare gli scarti prodotti dall'uomo durante la vita attraverso la raccolta differenziata, i dissipatori di rifiuti alimentari che permettono di ridurre i sacchi dell'umido fino al 60-70%, l'utilizzo di acqua piovana, lo sfruttamento dell'energia solare ed eolica.
  5. Impiego di energie rinnovabili: Sono da definizione energie rinnovabili quelle forme di energia generate da fonti che per loro caratteristica intrinseca si rigenerano o non sono "esauribili" nella scala dei tempi "umani" e, per estensione, il cui utilizzo non pregiudica le risorse naturali per le generazioni future. Il sole, il vento, le risorse idriche, le risorse geotermiche, le maree, il moto ondoso e la trasformazione in energia elettrica dei prodotti vegetali o dei rifiuti organici (biomasse) e inorganici. Una casa che permette tutto ciò è una casa considerata "sana" dalla bioarchitettura.
  6. Concepire edifici flessibili: Rimozioni, sostituzioni e integrazioni degli impianti, ampliamenti e cambiamenti di destinazioni d'uso possono impattare sul territorio e sull'ambiente, ecco che allora un edificio che rispetti i principi di bioarchitettura dovrà avere caratteristiche di flessibilità e garantire interventi nel più alto rispetto dell'ambiente
  7. Utilizzare materiali e tecniche ecocompatibili: Con utilizzo di materiali ecocompatibili si intendono tutti quei materiali appartenenti alla cultura materiale locale. Dare precedenza quindi alle materie prime locali, in quanto generalmente più adatte alle caratteristiche climatiche del luogo. Optando per questa scelta ci si trova a sopportare anche minori costi di trasporto e un minore livello di inquinamento legato al ciclo di vita del manufatto. Utilizzare prodotti derivanti da materie prime rinnovabili o riciclate e optare per prodotti caratterizzati da un ciclo di vita il più possibile chiuso, e quindi facilmente riciclabili. I materiali da costruzione influenzano infatti la qualità dell'aria interna, il clima elettrico ed energetico, il microclima e la qualità degli ambienti confinati.
  8. Privilegiare la qualità della vita ed il benessere psico-fisico dell’uomo: Le antiche civiltà erano ben coscienti che il modo in cui si organizza lo spazio e l'ambiente ha molti riflessi sulla vita dell'uomo. Il colore della casa e dei suoi interni, l'utilizzo di risorse naturali che ben si intonano con l'esigenza di benessere dell'individuo rappresentano il primo passo verso una cultura ambientale dove un utilizzo razionale e consapevole delle risorse permette l'integrazione dell'uomo con la natura e il rispetto dell'ambiente che ci circonda.

fonte: http://money.it.msn.com/speciali/bioarchitettura.aspx

lunedì 21 aprile 2008

Tutto sull' "INVERTER" (seconda parte)

Continuando il discorso di qualche giorno fa.... Analizziamo adesso il montaggio meccanico dell'inverter. Sarà possibile istallare in esterno l'inverter in esterno direttamente direttamente alla struttura di sostegno dei moduli o a parete, questo è possibile ovviamente se esso ha un grado di protezione IP65. Nel caso in cui l'inverter presenti il display per la visualizzazione dei parametri di funzionamento, occorrerà evitare che i raggi solari colpiscano direttamente lo stesso. Per quanto riguarda il collegamento elettrico dell'inverter, si ha che sul lato della continua, esso prevede l'arrivo dei cavi provenienti dal relativo quadro di sottocampo CC. Tali cavi sono unipolari, islati in gomma non propagante l'incendio H07RN-F da 4 mm2 (in alternativa FG7R) ed intubati in guaina islante spiralata autoestinguente da 32 mm. Essi verranno terminati con gli appositi connettori di collegamento lato cc (continua). I cavi di collegamento devonono esssere allogiati nell'apposito scomparto dell'anima metallica del connettore e saldati. Tale anima successivamente, verrà inserita nella guaina metallica di contenimento. Invece il collegamento dell'inverter sul lato in alternata prevede l'uscita di un cavo isolato in gomma FG7(O)R 3*6 mm2 non propagante l'incendio per il collegamento con il quadro in alternata QCA. Tale cavo in uscita dovrà essere attestato ad uno speciale connettore fornito a corredo dell'inverter e posto in tubo flessibile per posa pesante in PVC autoestinguente, di diametro opportuno, risultando cosi protetto da eventuali azioni meccaniche di schiacciamento. Vediamo adesso quali devono essere i parametri elettrici necessari di un inverter utilizzato per la realizzazione di un impianto fotovltaico da 1,8 Kwp niminali. I parametri elettrici d'ingresso sono:
  • potenza massima convertibile in cc (continua) 1890 W
  • campo di tensione d'ingresso dell'inseguitore di massima potenza 150 - 300 Vcc
  • massima corrente d'ingresso
  • numero di stringhe parallelabili 2
  • sezionamento del lato cc (continua) tramite connettore
  • protezione contro le sovrattensioni d'ingresso a variatore
  • rivelatore di dispersione a terra e protezione contro l'inversione di polarità segnalata otticamente tramite LED

I parametri elettrici d'uscita sono:

  • potenza massima AC (alternata) 1700 W
  • tensione nominale d'uscita 230 Vac con un campo di variazione compreso tra 198 e 251 Vac
  • frequenza nominale d'uscita 50 Hz con un campo di variazione compreso tra 49,8 - 50,2 Hz
  • sfasamento di 0° e resistenza di cortocircuito ottenuta tramite modulazione della corrente

altri parametri elettrici sono:

  • l'efficienza > 93%
  • l'autoconsumo <>
  • Per quanto riguarda le caratteristiche ambientali e meccaniche si hanno: grado di protezione IP65, campo di temperatura di lavoro compreso tra -25° e 60°, dimensioni di ingombro 35x3520 cm e massa di ogni inverter è pari a circa 25 Kg.

Certificazione Energetica: Decreto Legislativo n.311 del 29 dicembre 2006.

Definizioni dei parametri nell’allegato A Nell’allegato A è possibile trovare le varie definizioni dei parametri che vengono successivamente valutati negli altri allegati. In particolare si sottolinea la definizione del fabbisogno annuo di energia primaria per la climatizzazione invernale: “la quantità di energia primaria globalmente richiesta, nel corso di un anno, per mantenere negli ambienti riscaldati la temperatura di progetto, in regime di attivazione continuo”. Importante è il regime di funzionamento continuo, che porta a valutare con eccesso i consumi di un edificio, in modo da rimanere sempre nella condizione più sfavorevole. La definizione è quella dell’indice di prestazione energetica EP parziale, che esprime il consumo di energia primaria parziale riferito ad un singolo uso energetico dell’edificio (ad esempio, la sola climatizzazione invernale o la produzione di acqua calda per usi sanitari) riferito all’unità di superficie utile o di volume lordo, espresso rispettivamente in kWh/m2anno o kWh/m3anno. Altre due definizioni sono importanti per comprendere le verifiche da effettuare, quella di massa superficiale e quella di ponte termico di seguito riportate.
  • La massa superficiale è: “la massa per unità di superficie della parete opaca compresa la malta dei giunti esclusi gli intonaci, l’unità di misura utilizzata è il kg/m2”.
  • Mentre il ponte termico è: “la discontinuità di isolamento termico che si può verificare in corrispondenza agli innesti di elementi strutturali (solai e pareti verticali o pareti verticali tra loro)”. Possiamo osservare come nel calcolo della massa superficiale non vengano considerati gli intonaci in quanto non facenti parte del fenomeno fisico relativo all’inerzia termica dell’edificio.Nella definizione di ponte termico sono considerati solo gli innesti strutturali, e quindi solo questi sono soggetti a verifica nel decreto.

continua........(con ulteriori spiegazioni relative agli allegati)

domenica 20 aprile 2008

Cosa riportare sul certificato energetico e validità temporale

L'attestato di certificazione energetica comprende:
  • i dati relativi all'efficienza energetica propri dell'edificio;
  • i valori vigenti a norma di legge e i valori di riferimento, che consentono ai cittadini di valutare e confrontare la prestazione energetica dell'edificio.

L'attestato è corredato da suggerimenti in merito agli interventi più significativi ed economicamente convenienti per il miglioramento della predetta prestazione. L'attestato ha una validità temporale massima di dieci anni, ed è aggiornato ad ogni intervento di ristrutturazione che modifica la prestazione energetica dell’edificio o dell’impianto. Si può quindi certificare un edificio anche per soli due o tre anni ma ciò comporterebbe un onere aggiuntivo alla scadenza di questo breve periodo temporale

venerdì 18 aprile 2008

Da quando dobbiamo certificare gli edifici?

Le date previste dal decreto sono le seguenti: • 1 luglio 2007Edifici esistenti di superficie utile superiore a 1.000 metri quadrati, nel caso di trasferimento a titolo oneroso dell’intero immobile (vendita o locazione). • 1 luglio 2008 Edifici esistenti di superficie utile fino a 1.000 metri quadrati, nel caso di trasferimento a titolo oneroso dell’intero immobile con l’esclusione delle singole unità immobiliari. • 1 luglio 2009 Alle singole unità immobiliari, nel caso di trasferimento a titolo oneroso. Nel caso di edifici pubblici, tutti i contratti, nuovi o rinnovati, relativi alla gestione degli impianti termici o di climatizzazione degli edifici pubblici, o nei quali figura comunque come committente un soggetto pubblico, debbono prevedere la predisposizione dell’attestato di certificazione energetica dell’edificio o dell’unità immobiliare interessati entro i primi sei mesi di vigenza contrattuale, con predisposizione ed esposizione al pubblico della targa energetica.

mercoledì 16 aprile 2008

CERTIFICAZIONE ENERGETICA: L’ambito di intervento

L’articolo 3 del decreto legislativo n. 311/06 indica gli edifici e gli impianti che devono rispettare le verifiche dettate dal decreto. Infatti troviamo:
  • una applicazione integrale a tutto l’edificio in caso di nuovi edifici ed in caso di ristrutturazione integrale di elementi edilizi dell’involucro di edifici esistenti con superficie utile >1000 m2 , ed in caso di demolizioni e ricostruzione in manutenzione straordinaria di edifici esistenti, con superficie utile >1000 m2;
  • una applicazione integrale limitata al solo ampliamento di edificio esistente, nel caso che lo stesso ampliamento risulti volumetricamente superiore al 20% dell’intero edificio esistente;
  • una applicazione limitata al rispetto di parametri specifici in caso di ristrutturazioni totali e parziali e manutenzione straordinaria dell’involucro edilizio per edifici esistenti con superficie utile ≤1000 m2, in caso di nuova installazione o ristrutturazione integrale di impianti termici in edifici esistenti ed in caso di sostituzione di generatori di calore.

Sono escluse dall'applicazione del presente decreto le seguenti categorie di edifici e di impianti:

a) gli immobili dei beni culturali e del paesaggio; b) i fabbricati industriali, artigianali e agricoli non residenziali quando gli ambienti sono riscaldati per esigenze del processo produttivo o utilizzando reflui energetici del processo produttivo non altrimenti utilizzabili; c) i fabbricati isolati con una superficie utile totale inferiore a 50 metri quadrati; d) gli impianti installati ai fini del processo produttivo realizzato nell’edificio, anche se utilizzati, in parte non preponderante, per gli usi tipici del settore civile

L’attestato di certificazione energetica

Altra definizione molto importante è quella relativa all’attestato di certificazione energetica definito come: “il documento redatto nel rispetto delle norme contenute nel presente decreto, attestante la prestazione energetica ed eventualmente alcuni parametri energetici caratteristici dell'edificio”.
Al momento non sono ancora usciti i decreti attuativi tanto attesi, quindi non è possibile rispondere completamente alle varie domande sull’argomento che interessano i professionisti.
Tra le tante, segnalo quelle relative al soggetto certificatore, alla procedura di certificazione, alla classe dell’edificio.
Risposte saranno date a breve, a livello nazionale.
Comunque, che sia la procedura di calcolo per la climatizzazione invernale che le verifiche da effettuare sono già disponibili ed utilizzabili.


martedì 15 aprile 2008

Tutto sull' "INVERTER"

Il convertitore CC/ CA o inverter trasferisce la potenza in continua prodotta dal generatore alla rete in alternata, in conformità ai requisiti normativi, tecnici e di sicurezza applicabili. Le caratteristiche generali dell'inverter adottato sono: caratteristiche elettriche adeguate, inclusione al proprio interno di dispositivi di protezione che altrimenti dovrebbero essere previsti separatamente con aggravio dei costi, possibilità di montaggio in esterno, alta affidibilità e adeguato servizio di assistenza. Le sue caratteristiche principali sono:
  • grado di protezione adeguato all'ubicazione in prossimità del campo fotovoltaico (IP65);
  • campo di tensione in ingresso adeguato alla tensione del generatore fotovoltaico;
  • funzione MPPT (inseguimento della massima potenza);
  • efficienza massima >= 90% al 70% della potenza nominale;
  • lato CC gestibile con poli non connessi a terra, quindi con sitenma IT;
  • communtazione forzata di rete con tecnica PWM, senza clock e/o riferimenti interni di tensione o di corrente in conformità a quanto prescritto per i sistemi di produzione dalla norma CEI 11-20
  • protezione per la sconnessione dalla rete, per valori fuori soglia di tensione e frequenza di rete e per sovracorrente di guasto in conformità alla prescrizioni delle norme CEI 11-20 ed a quelle specificate dal distributore elettrico locale;
  • rispondenza alle norme generali su EMC e limitazione delle emissioni RF: conformità norme CEI 110-1, CEI 110-6, CEI 110-8;
  • reset automatico delle protezioni per predisposizione ad avviamento automatico.

Per morivi di sicurezza, per il collegamento in parallelo alla rete pubblica l'impianto deve essere provvisto di protezioni particolari che ne impediscono il funzionamento in isola elettrica, cosi come previsto dalla norma CEI 11-20 e dalle specifiche del distributore locale. L'inverter adottato prevede tale interfaccia internamente.

Esso prevede inoltre: il rilevamento del guasto dell'isolamento verso terra sul lato CC l'indicazione sul display dell'energia in alternata prodotta dall'inverter, del numero di ore di funzionamento e della tensione di lavoro del campo fotovoltaico.

continua....

Che cos’è la prestazione energetica di un edificio?

Nel decreto, è possibile osservare, tra le definizioni, quella di prestazione energetica che viene definita: “la quantità annua di energia effettivamente consumata o che si prevede possa essere necessaria per soddisfare i vari bisogni connessi ad un uso standard dell'edificio, compresi la climatizzazione invernale e estiva, la preparazione dell'acqua calda per usi igienici sanitari, la ventilazione e l'illuminazione”.

Quindi l’energia consumata in un edificio è la somma di cinque contributi:

1) la climatizzazione invernale;
2) la climatizzazione estiva;
3) la preparazione acqua calda sanitaria;
4) la ventilazione;
5) l’illuminazione.

Il progettista dovrà garantire un risparmio energetico per tutti e cinque i contributi, verificando in particolare quello della climatizzazione invernale. I descrittori dei cinque contributi sono evidenziati nell’allegato B del decreto e sono:

a) clima esterno e interno;
b) caratteristiche termiche dell’edificio;
c) impianto di riscaldamento e di produzione di acqua calda sanitaria;
d) impianto di condizionamento dell’aria e di ventilazione;
e) impianto di illuminazione;
f) posizione ed orientamento degli edifici;
g) sistemi solari passivi e protezione solare;
h) ventilazione naturale;
i) utilizzo di fonti energetiche rinnovabili, di sistemi di cogenerazione e di riscaldamento e condizionamento a distanza.

Attraverso questi descrittori sarà possibile descrivere gli interventi da attuare per il risparmio energetico

lunedì 14 aprile 2008

La legge 10/1991 e il contesto legislativo italiano

In Italia i principali strumenti politici utilizzati sono legati alla legge 10/1991 “Norme per l’attuazione del Piano Energetico Nazionale in materia di uso razionale di energia.” Si tratta di una legge che introduce dei regolamenti finalizzati al miglioramento dell’efficienza energetica in tutti i settori. Relativamente ai settori residenziali e commerciali, i principali programmi nazionali sono:
  • la legge 10/91, che regolamenta il grado di isolamento termico dell’involucro edilizio attraverso la valutazione del coefficiente volumico di dispersione Cd;
  • la legge 10/91 ed il Decreto n. 412 del 1993, che prevedono ispezioni regolari alle caldaie. Il programma è iniziato nel 1994 e prevede ispezioni annuali od ogni due anni a seconda della dimensione della caldaia. Alcune autorità regionali hanno contribuito all’attuazione del decreto;
  • la direttiva europea 2002/91/CE, che ha dato impulso all’attività normativa e legislativa a livello continentale e di singoli Stati membri. In Italia la direttiva europea sul rendimento energetico degli edifici è stata recepita con l’emanazione del D.Lgs. n. 192 del 18/9/2005 e del successivo D.Lgs. 311/06.

È importante anche ricordare che, relativamente alle competenze in materia di politiche energetiche, dopo la Riforma del Titolo V della Costituzione, rimane controverso il rapporto Stato-Regioni, permanendo un equilibrio precario tra necessità di coordinamento e scelte strategiche autonome in termini di requisiti, metodologie e procedure di certificazione, che potrebbero generare conflitti, difficilmente comprensibili per l’utente finale.

mercoledì 9 aprile 2008

Metodi di valutazione del livello di sostenibilità ambientale

I metodi di valutazione del livello di sostenibilità ambientale, attualmente ne esistono numerosi schemi che possono essere distinti in tre categorie:
  1. strumenti che consentono di scegliere i materiali da costruzione in funzione di fattori ambientali ed economici;
  2. strumenti che consentono di valutare l’impatto ambientale, i consumi energetici ed i costi di un intero edificio effettuando un confronto tra diverse soluzioni;
  3. strumenti che adottano un approccio olistico in quanto considerano tutti gli aspetti che influenzano le fasi di realizzazione dell’edificio.

Per quanto riguarda, invece, i metodi sviluppati per effettuare una certificazione esclusivamente energetica degli edifici, è possibile distinguerli in tre categorie:

  • metodi a punteggio: si applicano alle case unifamiliari ed ai piccoli edifici residenziali per i quali non è economico effettuare calcoli dettagliati. Essi hanno l’obiettivo di migliorare la qualità termica dell’abitazione in maniera semplice. I parametri analizzati sono il livello di isolamento, il tipo di vetro, il tipo di impianto per il riscaldamento. Ad ogni scelta tecnica corri­sponde un punteggio dal quale è possibile ottenere una stima in funzione del numero complessivo di punti raggiunto. Data la loro semplicità, i metodi a punteggio costituiscono uno strumento educativo per promuovere i sistemi a basso consumo energetico.
  • metodi di calcolo semplificati: tali metodi permettono di stimare mensilmente i carichi energetici dovuti al riscaldamento degli ambienti effettuando una media tra le perdite e gli apporti di calore. Tale approccio è proposto dallo standard europeo EN 832 e da prEN ISO 13790 “Prestazioni termiche degli edifici - Calcolo dell’energia utilizzata per il riscaldamento - edifici residenziali”. Essi non consentono di valutare in maniera precisa il comportamento dinamico degli edifici quindi, sono utilizzati soprattutto per quelli a basso consumo energetico per i quali gli apporti solari danno un importante contributo al riscaldamento degli ambienti. Tali metodi possono essere utilizzati solo da professionisti. metodi di simulazione dinamica: tali metodi considerano il comportamento dinamico dell’edificio e, in maniera particolare, prendono in esame l’accumulo e l’utilizzo dell’energia solare nel tempo. Essi, quindi, sono più precisi rispetto ai metodi semplificati ma, siccome la loro applicazione necessita di una precisa valutazione dei contributi relativi al riscaldamento e al raffrescamento, richiedono specifiche conoscenze. Essi forniscono il profilo annuale delle temperature e consentono di integrare le diverse tecniche energetiche (preriscaldamento dell’aria di ventilazione, sistemi solari attivi, ecc.) che solitamente non vengono considerate se si applica un metodo semplificato.

fonte: “La certificazione energetica degli edifici” di F.P. Marino e M. Greco, ed. EPC Libri

mercoledì 2 aprile 2008

Tipologie di certificazione

Negli ultimi anni sono stati messi a punto sistemi di certificazione energetico-ambientale volti alla definizione della prestazione degli edifici durante tutto il loro ciclo di vita. Allo stato attuale, a seguito dell’emanazione della Direttiva europea, le ricerche finalizzate alla messa a punto di tali sistemi si sono notevolmente diffuse. I sistemi più sofisticati consentono di avere sia un’indicazione dettagliata della prestazione dell’edificio che la definizione oggettiva della sua qualità ambientale. Il termine “certificazione” ha assunto significati diversi:
  • una procedura di calcolo finalizzata a misurare il livello dei consumi, come peraltro previsto dalla legge 10/91 italiana;
  • un pubblico riconoscimento delle buone prestazioni di un edificio dato solo se esso soddisfa determinati requisiti;
  • un sottoprodotto della diagnosi energetica intesa ad identificare i possibili miglioramenti delle prestazioni dell’edificio.

In ogni caso, l’obiettivo da raggiungere è quello di promuovere una maggiore sostenibilità nel settore edilizio.

Gli aspetti principali da prendere in considerazione sono:

  1. il consumo di risorse (energia, acqua, territorio);
  2. i carichi ambientali prodotti (emissioni inquinanti, impatto sul territorio);
  3. la qualità ambientale (comfort);
  4. la qualità del servizio (flessibilità, controllabilità)

A seconda degli aspetti presi in considerazione, è possibile distinguere i metodi per la valutazione e la certificazione della qualità energetica degli edifici da quelli che, oltre agli aspetti energetici, considerano anche quelli ambientali definendo così la qualità degli edifici nel senso più ampio del termine.

martedì 1 aprile 2008

Certificazione Energetica: Articoli 7,8

Articolo 7 Disposizione di un attestato di certificazione energetica al momento della costruzione, della compravendita e della locazione di un edificio nuovo o esistente. La certificazione deve essere accompagnata da “raccomandazioni per il miglioramento del rendimento energetico in termini di costi-benefici”, mentre, negli edifici pubblici o ad uso pubblico a scopo informativo, l’attestazione deve essere esposta assieme alle “temperature raccomandate e reali per gli ambienti interni ed eventualmente le altre grandezze meteorologiche pertinenti”. Articolo 8 Ispezioni periodiche delle caldaie e degli impianti di condizionamento centralizzati da parte di personale qualificato.Le principali novità della Direttiva riguardano l’attenzione rivolta alle tematiche del raffrescamento e del condizionamento dell’aria, alla possibilità di ricorrere alla bioclimatica per ottenere il risparmio energetico e all’introduzione delle ispezioni periodiche obbligatorie per i sistemi di condizionamento dell’aria.L’attestato di certificazione energetica degli edifici, invece, non è una novità visto che alcuni Stati membri già applicano misure integrate per il risparmio energetico tant’è vero che la proposta comunitaria ha l’obiettivo di far convergere gli standard di costruzione verso quelli già adottati in Paesi caratterizzati da una legislazione più evoluta. La certificazione energetica obbligatoria, attualmente vigente solo in Danimarca, Germania e Gran Bretagna, è quindi considerata uno strumento efficace per correggere quelle imperfezioni di mercato a causa delle quali i proprietari non investono in misure di risparmio energetico perché non incentivati.

Certificazione Energetica: Articoli 3, 4, 5, 6

Definizione di una metodologia comune finalizzata allo sviluppo di standard minimi di prestazione energetica e che possa essere applicata a diverse tipologie edilizie. Gli edifici storici, le seconde case, i siti industriali, le officine e le strutture esistenti con metrature inferiori ai 1000 m2, sono però esclusi dal soddisfare i suddetti standard. Mentre gli edifici di nuova costruzione aventi metratura superiore a 1000 m2 devono essere sottoposti anche ad una valutazione della fattibilità tecnico-economica per l’installazione di impianti alternativi che utilizzano fonti energetiche rinnovabili, cogenerazione, teleriscaldamento e pompe di calore. La metodologia di calcolo consente di definire il rendimento energetico dell’edificio attraverso l’adozione di un approccio integrato che tiene conto delle differenze climatiche, della coibentazione della struttura, degli impianti per il riscaldamento ed il condizionamento, dei sistemi di illuminazione e di ventilazione, nonché dell’orientamento dell’edificio.

lunedì 31 marzo 2008

La Direttiva Europea 2002/91/CE

Il 16 dicembre del 2002, è stata emenata la "Direttiva 2002/91/CE" dal Parlamento europeo ed il Consiglio sul rendimento energetico. Questa direttiva è nata dalla necessità di accelerare le azioni di risparmio energetico e di ridurre le differenze tra i vari Stati Membri, attraverso la definizione di un quadro di riferimento normativo in modo da coordinare gli interventi nel settore edilizio. I principali contenuti della Direttiva verranno sintetizzati nei prossimi giorni.

mercoledì 19 marzo 2008

Tutto sulla certificazione energetica

Negli ultimi anni il panorama della progettazione degli edifici ha subito una radicale trasformazione a causa dell’esigenza di ottenere risultati validi dal punto di vista della sostenibilità ambientale e quindi di ridurre l’eccessiva dipendenza da fonti rinnovabili, di cui il nostro paese non dispone. Con l’obiettivo di effettuare la certificazione energetica degli edifici è stata emanata la direttiva comunitaria 2002/91/CE, che stabilisce i criteri, le condizioni e le modalità per migliorare le prestazioni energetiche degli edifici al fine di favorire lo sviluppo, la valorizzazione e l'integrazione delle fonti rinnovabili e la diversificazione energetica. Il numero considerevole delle variazioni normative ha reso difficile per il tecnico che si occupa di analisi energetica riuscire ad approfondire totalmente i concetti in esse contenuti. Da qui nasce la mia intenzione tramite il mio blog di propone un rapido aggiornamento su tematiche-chiave, con l’obiettivo di fornire gli strumenti pratici e teorici per la redazione degli elaborati richiesti dalle ultimissime novità legislative. Inizialmente analizzerò l’attuale contesto legislativo nazionale e locale, con l’obiettivo di inquadrare la certificazione energetica degli edifici e l’attestato di certificazione energetica, così come previsto dalla direttiva europea 2002/91/CE. In un secondo tempo mi dedicherò al calcolo del fabbisogno termico e di energia primaria. In particolare, viene analizzato un metodo di calcolo semplificato per la valutazione del fabbisogno termico e dell’energia primaria necessaria per il riscaldamento di un edificio residenziale di nuova progettazione.

venerdì 14 marzo 2008

La Corrente del Golfo causa principale dei cambiamenti climatici globali

L'impronta della Corrente del Golfo e' visibile fino a 11 chilometri di altitudine e coinvolge tutta la troposfera, la fascia dell'atmosfera a contatto con la superficie della Terra, dove innesca fenomeni atmosferici che alterano non solo il clima europeo, ma anche quello globale.

La scoperta è dovuta ad uno studio dell'università giapponese ed è stata annunciata dalla rivista britannica Nature. Secondo gli autori l'aver capito cme possa influire la corrente del Golfo, contribuirà non solo a comprendere meglio i processi coinvolti nel cambiamento climatico in atto ma anche a mettere a punto piu' sofisticati e precisi modelli di previsione sui cambiamenti futuri.


Tramite i satelliti e a dati meteorologici questo studio mette per la prima volta a fuoco l'impatto su larga scala di questa potente corrente oceanica che nasce nel Golfo del Messico, dove grandi masse di acqua vengono riscaldate dall'azione dei raggi solari, e funziona come un nastro trasportatore grazie al quale l'acqua calda fluisce attraverso l'Atlantico, raggiungendo e mitigando anche il nord Europa. Si dimostra per la prima volta che i venti generati dalla Corrente del Golfo fanno salire l'aria calda in zone molto piu' alte dell'atmosfera rispetto a quanto pensato finora, interessando tutta la troposfera. Ciò porta alla creazione di nubi e precipitazioni in corrispondenza della carrente, ma anche porta l'aria calda nella parte piu' alta della troposfera, fino a 11 chilometri di altezza, generando le cosiddette onde planetarie, movimenti su larga scala dell'atmosfera che possono indurre cambiamenti molto rapidi nella circolazione atmosferica del pianeta alterando il clima dell'Europa ma anche quello mondiale.
I venti ascendenti soffiano con piu' forza nei primi chilometri della troposfera ma, anche se piu' deboli sono chiaramente visibili a sei chilometri di altitudine e ancora distinguibili a 11.
La scoperta conferma anche che questa corrente e' fra i principali motori che guidano la circolazione oceanica globale.


Alla luce della scoperta e tenendo conto delle previsioni ''secondo cui via via che il surriscaldamento globale aumentera' questo nastro trasportatore rallentera', le interazioni fra Corrente del Golfo e atmosfera saranno cruciali per la messa a punto di modelli di previsione sui futuri cambiamenti climatici''


fonte: ANSA

mercoledì 12 marzo 2008

INGEGNERE non puoi iscriverti in più settori dell'albo se non hai le lauree appropriate

Dal 6 marzo il Tar di Lecce con la sentenza n. 4154 del 4 dicembre 2007, respingendo il ricorso di una titolare di laurea specialistica in Ingegneria dei materiali, già iscritta all’Ordine degli Ingegneri nella Sezione “A”, “Settore b) Industriale”, alla quale non era stato consentito sostenere l’esame di abilitazione all’esercizio della professione di ingegnere Sezione A “Settore a) Civile Ambientale”, con la motivazione “che la stessa non è in possesso del necessario titolo di studio accademico occorrente per l’accesso all’esame di Stato per la professione di ingegnere Sezione A - Settore Civile Ambientale”. Ha sentenziato che, un ingegnere iscritto in un settore dell’Albo degli Ingegneri, non può iscriversi anche in un altro solo con il superamento del relativo esame di Stato, se non è in possesso del necessario titolo di studio accademico. La legge a cui il Tar ha fatto riferimento è il Dpr 328/2001 recante “Modifiche ed integrazioni della disciplina dei requisiti per l’ammissione all’esame di Stato e delle relative prove per l’esercizio di talune professioni, nonché la disciplina dei relativi ordinamenti” prevede, all’art. 3, comma 3, che “Il professionista iscritto in un Settore non può esercitare le competenze di natura riservata attribuite agli iscritti ad uno o più altri Settori della stessa Sezione, ferma restando la possibilità di iscrizione a più Settori della stessa Sezione, previo superamento del relativo esame di Stato”. Il 4° comma dice inoltre che: “Gli iscritti in un Settore che, in possesso del necessario titolo di studio, richiedano di essere iscritti in un diverso Settore della stessa Sezione, devono conseguire la relativa abilitazione a seguito del superamento di apposito esame di Stato limitato alle prove e alle materie caratterizzanti il Settore cui intendono accedere”. Gli articoli 45 a 49 elencano elencano le attività professionali che formano oggetto della professione per il “Settore Ingegneria Civile e Ambientale” e per il “Settore Ingegneria Industriale” e indicano i corrispondenti percorsi formativi universitari sfocianti in distinte classi di laurea specialistica. Quindi in definitiva il Tar nega l’ardita tesi interpretativa sostenuta dalla ricorrente in base all’art. 3 primo e quarto comma del Dpr 328/2001, che prevede che gli iscritti in un “Settore” che chiedano di essere iscritti in un altro “Settore” devono essere, innanzitutto, in possesso del necessario correlato (e specifico) titolo di studio accademico. fonte: http://www.edilportale.com/edilnews/NpopUp.asp?idDoc=11360&iDCat=15

Importanti consigli per avere una casa efficiente

  1. E' possibile ridurre del 50% i consumi in casa isolando le pareti esterne dell'edificio e le coperture: nelle case singole sono i tetti ad essere mal isolati invece nei condomini gli lementi più critici sono le pareti esterne attraverso le quali si disperde circa il 45% del calore. Installando o delle valvole termostatiche sui radiatori o temostati è possibile sfruttare in modo efficace i vantaggi dell'isolamento termico rogolando la temperatura interna.
  2. Nella fase progettuale un tecnico partendo da una diagnosi energetica dell'edificio, può definire quale è la soluzione tecnicamente più conveniente: scelta del tipo di isolante, spessore, modifica dell'impianto termico. Alla fine di tutto l'ottenimento dell'attestato di Certificazione Energetica è il documento fondamentale per diomostrare la qualità energetica dell'edificio
  3. La certificazione energetica influisce sul valore di mercato dell'immobile: già da oggi in varie regioni in Italia per vendere un immobile è obbligatorio disporre del Certificato Energetico.
  4. Un impianto di ventilazione meccanica garantisce in modo continuativo ed efficiente il ricambio dell'aria migliorando il confort ed evitando formazione di muffe sulle pareti.
  5. Un intervento di ristrutturazione dei tetti e della facciata è un'ottima occasione per riqualificare l'edificio dal punto di vista energetico con un costo aggiuntivo limitato
  6. Lo spessore del materiale isolante incide poco nella spesa i costi fissi rimangono invariati. I vantaggi in termini di risparmio sono notevolmente maggiori se gli spessori sono più elevati.
  7. Le spese di manutenzione relative all'isolamento termico sono assenti.
  8. Isolando un edificio si possono ottenere interessanti incentivi che possono aiutare ad affrontare le spese di ogni intervento (legge 10 detrazione del 55%). Per ottenere tali incentivi è obbligatoria la certificazione energetica.

fonte www.isolando.it

martedì 4 marzo 2008

ISOLANDO: Come risparmiare sui costi energetici degli edifici

La Campagna Isolando è nata con l’obiettivo di sensibilizzare ed informare la società sul risparmio energetico. Lo scorso mese si è legata alla “Settimana Amica del Clima”, l’evento che Legambiente organizza oramai da 4 anni consecutivi su tutto il territorio nazionale per ricordare alla pubblica opinione l’anniversario della firma dell’accordo di Kyoto. Grazie a Kyoto infatti è stato possibile l’inizio di una coscienza collettiva mondiale relativamente ai temi del riscaldamento globale, dell’inquinamento, del risparmio energetico. E' stato il primo importante apputamento con i cittadini interessati a capire come sia possibile risparmiare sui costi energetici della propria abitazione e guadagnare benessere grazie all’abbattimento delle emissioni di CO2 e dell’inquinamento acustico. Un decalogo, di facile lettura, con una serie di esempi pratici studiati tenendo conto delle differenze geografiche e climatiche del nostro paese, informa il cittadino su come è possibile isolare dal punto di vista termico e acustico la propria abitazione, quanto risparmiare, quali sono le nuove normative in tema di certificazione energetica e cosa si deve fare per accedere alle detrazioni fiscali. Il decalogo è stato distribuito nelle oltre 200 piazze presidiate da Legambiente e in occasione di tutti gli altri eventi promossi nell’ambito della Settimana Amica del Clima. Spesso, quando si pensa all'inquinamento, si tende ad associare lo smog solo agli scarichi delle automobili. Questo è vero solo in parte, in realtà una grande parte delle emissioni dei gas serra, nelle nostre aree urbane, la si deve alla scarsa efficienza energetica degli edifici, causata dall'assenza di sistemi di isolamento adeguati e ad un utilizzo poco razionale degli impianti di condizionamento e di riscaldamento delle abitazioni. La Campagna Isolando, che ha ottenuto il patrocinio del Ministero dell’Ambiente, sarà presente anche in altri eventi organizzati da Legambiente come il Treno Verde e promuoverà per tutto il 2008 numerose iniziative in collaborazione con gli altri partner della Campagna: ANCI, ANACI, CittadinanzAttiva e Kyoto Club. Per ulteriori informazioni e per scaricare il Decalogo Isolando è possibile visitare il sito www.isolando.it

Industria 2015: si parte con efficienza energetica e mobilità sostenibile

Va definitivamente in pensione il sistema di incentivazione disciplinato dalla Legge 488/1992 per lasciare il posto a “Industria 2015”, il programma di politica industriale che prevede un credito d’imposta per le spese sostenute nel Mezzogiorno in macchinari e attrezzature a partire dal 2007 e fino al 2013. I bandi saranno emanati il 3, il 17 e il 31 marzo prossimi. Partiranno i primi tre Progetti di Innovazione Industriale:
  1. Efficienza energetica;
  2. Mobilità sostenibile;
  3. Nuove tecnologie per il Made in Italy.

L'apetto più importante di questo programma è il sostegno per la ricerca e innovazione. Il credito di imposta, essendo un meccanismo automatico che tocca ogni impresa sul territorio, consente all’intero sistema produttivo di ritrovare la condizione necessaria per competere in Europa e nel mondo: ogni impresa può portare in detrazione il 10% di quello che ha speso in attività di ricerca industriale e sperimentale nel 2007 e nel 2008.

La detrazione, grazie al potenziamento previsto dalla Finanziaria 2008, sale al 40% (contro il precedente 15%) se le spese sono sostenute in collaborazione con le Università. Anche il tetto massimo di spesa sale a 50 mln di euro (contro i 15 mln dello scorso anno). Bruxelles ha autorizzato la misura relativamente alle spese sostenute nel 2007 e nel 2008 l’11 dicembre scorso. E a seguito di tale via libera, il governo ha emanato un decreto interministeriale (Mse+Economia) per rendere operativa tale misura.

Sono state individuate cinque aree strategiche di innovazione tecnologica:

  • Efficienza energetica;
  • Mobilità sostenibile;
  • Nuove tecnologie per il Made in Italy;
  • Nuove tecnologie della vita;
  • Tecnologie innovative per i beni e le attività culturali e turistiche;

Ad ogni area corrisponde un Progetto di innovazione industriale (PII), ognuno dei quali dispone diverse tipologie di incentivi che possono essere utilizzati a seconda delle necessità dei Progetti: un regime di aiuti a ricerca, sviluppo e innovazione cosiddetto ‘omnibus’ autorizzato dalla Commissione europea il 12 dicembre 2007.

I primi tre progetti sono entrati già nel vivo: l’8 febbraio scorso sono stati approvati sia il decreto di riparto delle risorse, sia i decreti di adozione dei primi due PII (Efficienza Energetica e Mobilità sostenibile); mentre il 14 febbraio la Conferenza Stato-Regioni ha dato il via libera al terzo PII (Nuove tecnologie per il Made in Italy).

E i bandi di gara, che assegneranno le risorse ai progetti migliori delle tre aree saranno emanati il 3, il 17 e il 31 marzo prossimi.I progetti migliori otterranno il sostegno finanziario necessario al mondo produttivo per agganciare l’innovazione e competere al meglio sui mercati europei ed internazionali nel solco dei nuovi parametri imposti dalla sfida globale del clima.Si aggiudicherà il sostegno pubblico il progetto che, interpretando la sfida innovativa delineata dai project manager in sinergia con le amministrazioni locali e nazionali coinvolte, conduce, entro 3 anni, alla realizzazione di un prototipo di un prodotto o servizio innovativo, attraverso attività di ricerca industriale e sviluppo sperimentale nelle aree tecnologiche individuate come prioritarie dai Responsabili di progetto e adottate dai ministri.

Il progetto deve, inoltre, mostrare una evidente ricaduta industriale con un chiaro ritorno economico per le imprese nei successivi 2 anni.Altro importante elemento del programma è costituito dal piano per la bonifica delle aree industriali dismesse per recuperarne la vocazione industriale nel rispetto dell’ambiente.

Il piano si avvale di due strumenti:

  1. le norme del nuovo Codice ambientale che disegnano un quadro di certezze giuridiche entro il quale gli operatori economici possono ora muoversi e fare le proprie scelte di investimento; il Codice dell’Ambiente, fatto salvo il principio “chi inquina paga”, stabilisce che il proprietario di un’area compromessa paga solo gli oneri di bonifica a lui imputabili, ma non è tenuto a risarcire l’eventuale ulteriore multa per danno ambientale compiuto da chi lo ha preceduto. Ci pensa lo Stato a intercettare i vecchi proprietari responsabili dell’inquinamento pregresso e a rivalersi con loro, incassando in questo modo le risorse che ha speso per bonificare;
  2. le risorse FAS (Fondo Aree Sottoutilizzate) che la delibera Cipe del 21 dicembre 2007 ha attribuito a interventi di bonifica. Si tratta di complessivi 3 mld di euro di cui l’85% al Sud (oltre 2,5 mld) e il 15% al Nord (circa 450 mln). Un successivo decreto individuerà, inoltre, le aree in cui esiste una reale opportunità di reindustrializzazione. Appositi accordi di programma fisseranno i termini del ”patto” tra l’impresa (che si impegna ad investire e ad essere più virtuosa di quanto necessario per legge dal punto di vista ambientale) e il pubblico (che garantisce tempi certi per valutare il progetto di bonifica e tutto ciò che vi è connesso e che dà nuove certezze giuridiche al mondo imprenditoriale sulla base del nuovo Codice ambientale).

Fonte: www.sviluppoeconomico.gov.it

venerdì 29 febbraio 2008

LA NUOVA FIGURA PROFESSIONALE: il "product manager"

Stiamo assistendo in questi ultimi anni ad un impressionante aumento del settore energetico, fotovoltaico in primis. Con questa nuovo settore di mercato in forte sviluppo, le aziende cercano sempre di più ingegneri con una forte vocazione al marketing.
In paesi come la Germania questa nuova figura è gia presente da tempo, infatti esistono percorsi di formazione precisi. Anche in Italia questa nuova figura professionale sta nascendo:
deve essere un ingegnere, che alla competenza tecnica deve abbinare forti attitudini ed una buona preparazione di marketing, essere in grado di analizzare il mercato, conoscere e promuovere nuovi prodotti, dare consulenze sugli aspetti legislativi.
In poche parole, il «product manager di energia solare».
Lo stipendio annuo di un professionista di questo genere si aggira in torno ai 50mila e i 70mila euro.
Negli ultimi tempi l'industria solare è stata sostenuta ed incoraggiata dal governo nell’ambito delle politiche di sviluppo economico e sostenibilità ambientale, con gli incentivi e con il «Conto Energia» per le aziende che investono in forme di energie alternative.
Sono previste crescite rapide nei prossimi anni con la possibilità di creare ben 102.000 nuovi posti di lavoro.
La nuova figura professionale è nata grazie al fatto che molte aziende, che non hanno in origine le energie rinnovabili come prorpria vocazione, stanno spostando il loro interesse su questo nuovo business.
Il product manager non deve realizzare progetti di impianti fotovoltaici, ma deve valutare la situazione del mercato la crescente concorrenza e il lancio di nuovi prodotti.






Energia eolica ad impatto zero con la nuova turbina "TORNADO LIKE"

Il tornado like è un generatore eolico a vortice sarà usato, per effettuare una sperimentazione, per la prima volta in Italia nel parco dei Monti Sibillini. La rivoluzione portata da questa nuova macchina sta nel fatto che lavora con pochissimo vento, ha dimensioni ridotte e ridotto impatto ambientale. Alto circa sei metri e largo tre, per una potenza di circa 8 kilowatt sufficienti per i consumi di due famiglie. Il progetto è fortemente innovativo, pensate un pò il passo avanti che potrebbero fare la diffusione dell'eolico se si riuscisse a risolvere almeno in parte il problema dell'impatto ambientale. Questa turbina riesce a funzionare con vento a bassa velocità. Il generatore sarà installato entro fine anno, con un monitoraggio del suo funzionamento, che vedrà coinvolte le università di Camerino e Pisa. Funzionamento: Questa macchina si basa su tre principi:
  1. lavora anche con pochissimo vento;
  2. ha dimensioni ridotte;
  3. ridotto impatto ambientale, non si deve installare per forza sulla sommità delle montagna;

Nella struttura a camino il vento che entra dalla parte inferiore all’interno si scontra con un gruppo rotante ed un doppio sistema di canali. La parte rotante incanala l’aria nella 'cappa' del camino, creando un vortice che, attraverso un trasformatore d’energia, consente di avere quella elettrica. Con vento di tre metri al secondo, pari ad una brezza tesa, assicura una potenza meccanica di 100/200 watt.

Si capisce come il funzionamento è lo stesso del tornado, in quanto le correnti a getto prodotte all’interno alimentano i moti rotatori, tanto che il generatore può continuare a funzionare anche in assenza di vento. Dentro per poter aumentare la superficie utile di impatto del vento, le pareti sono realizzate con tante concavità, quindi una superficie non liscia che consente rispetto ad una perfettamente regolare di aumentare la velocità.

Le macchine hanno diverse taglie possiamo arrivare anche a potenze di 50 Kw. Gli sviluppatori sono due scienziati russi, Ivan Gachechiladze e Gennady Kiknadze.

martedì 26 febbraio 2008

Componenti elettrici di un impianto fotovoltaico: l’INVERTER

Il convertitore CC/CA o inverter trasferisce la potenza in continua prodotta dal generatore alla rete in alternata, in conformità ai requisiti normativi, tecnici e di sicurezza applicabili. Le caratteristiche principali degli inverter adottati nei nostri impianti (1,8 – 18 Kwp) sono: -Grado di protezione adeguato all’ubicazione in prossimità del campo fotovoltaico (IP65); -Campo di tensione in ingresso adeguato alla tensione del generatore fotovoltaico; -Funzione MPPT (inseguimento della massima potenza); -Efficienza massima > 90% al 70% della potenza nominale; -Lato CC gestibile con poli non connessi a terra, quindi con sistema IT; -Commutazione forzata di rete con tecnica PWM, senza clock e/o riferimenti interni di tensione o di corrente in conformità a quanto prescritto per i sistemi di produzione dalla norma CEI 11-20; -Protezione per la sconnessione dalla rete, per valori fuori dalla soglia di tensione e frequenza di rete e per sovracorrente di guasto in conformità alla prescrizione delle norme CEI 11-20 ed a quelle specificate dal distributore elettrico locale; -Reset automatico delle protezioni per predisposizione ad avviamento automatico. L’inverter prevede un’interfaccia internamente delle protezioni particolari che ne impediscano il funzionamento in isola. Prevede inoltre il rilevamento del guasto dell’isolamento verso terra sul lato in cc (continua), indicazione sul display dell’energia in alternata prodotta dall’inverter, del numero di ore di funzionamento e della tensione di lavoro del campo fotovoltaico. Nel prossimo articolo analizzeremo il montaggio meccanico dell’inverter……….CONTINUA.

Componenti elettrici di un impianto fotovoltaico: il quadro di sottocampo “CC”

Se prendiamo in considerazione l’impianto visto in qualche articolo passato, cioè quello da 1,8 Kwp occorre solo un quadro CC per impianto, come nel caso di un impianto da 3 Kwp. Mentre per l’impianto da 18 Kwp descritto, sempre in un post precedente, ne occorrono 6. I quadri elettrici di sottocampo “CC” devono essere montati in prossimità del campo fotovoltaico ed opportunamente fissati alle strutture di sostegno dei moduli fotovoltaici o in locali adiacenti. Il quadro “CC” utilizzato ha le seguenti caratteristiche: doppio isolamento, grado di protezione IP65, dimensioni circa 400X300X200, con porta piena, con telaio componibile isolante 3 (file)* 10 (moduli). Ogni quadro CC contiene al proprio interno i seguenti componenti: - 2 diodi a catodo prigioniero 16°, 800V; - 2 alette di raffreddamento per diodi a catodo prigioniero; - 4 isolatori per il montaggio delle alette di raffreddamento; - 4 scaricatori di sovratensione con tensione massima di esercizio 600 Vdc per l’impianto da 3 Kwp e 400 Vdc per l’impianto da 1,65 Kwp, corrente di scarica nominale impulsiva (8/20) Isn = 15 kA e attacco su guida DIN; - 2 sezionatori con tensione di lavoro 440 Vdc, 6°; - 4 morsetti passanti per cavo da 6 mm2 attacco DIN; - 1 piastra terminale per morsetti passanti da 6 mm2 attacco DIN; - 1 morsetto passante di terra per cavo da 16 mm2 (giallo/verde) per attacco su guida DIN; - 4 passacavi PG9 (stringhe FV); - 1 passacavi PG11 (cavo di messa a terra); - 1 passatubo da 32 mm (collegamento per l’inverter) Per l’ingresso cavi sono realizzati sul fondo: - 4 fori con passacavo PG9 per l’ingresso dei cavi in c.c. provenienti dalle stringhe FV; - 1 foro con passacavo PG11 per il cavo di messa a terra; - 1 foro con passatubo da 32 mm per il collegamento con l’inverter I cavi in ingresso al quadro CC: - 4 cavi unipolari da 2,5 mm2 del tipo H07R-F od FG7R, collegati ai rispettivi sezionatori provenienti dalle relative stringhe stringhe fotovoltaiche. I cavi in uscita dal quadro CC: - 1 cavo unipolare da 16 mm2 del tipo NO7V-K bicolore giallo/verde intestato al morsetto di terra per il relativo collegamento di messa a terra; - 4 cavi unipolari 4 mm2 HO7RN-F od FG7R intestati ai morsetti di uscita per il collegamento con il relativo inverter.

mercoledì 20 febbraio 2008

Si avvicina l'Earth Hour (Ora della Terra): fate attenzione gente!!

Il 24 marzo assisteremo all'iniziativa Earth Hour (Ora della Terra), le grandi città che parteciperanno sono 24 in tutto il mondo. Circa 30 milioni di persono spegneranno le luci, i televisori e gli impianti elettrici non essenziali, per aiutare a combattere il cambiamento climatico. Promotore di tutto ciò sono il 'Sydney Morning Herald', insieme con il Wwf , dopo il successo della prima edizione, limitata a Sydney, lo scorso anno, a cui hanno partecipato 2,2 milioni di persone e 2.100 imprese ed enti pubblici, riducendo i consumi di energia per un'ora del 10,2%. Quest'anno parteciperanno le città di Atlanta, San Francisco, Ottawa, Vancouver, Montreal, Bangkok e Dublino, Manila, la capitale delle Figi Suva, Chicago, Toronto, Tel Aviv, Christchurch in Nuova Zelanda e la maggiori citta' australiane. Iniziative di questo genere sicuramente contribuiscono a sensibilizzare le persone, anche se sicuramente non sono una soluzione ai problemi.

Collegamento dei moduli di un impianto fotovoltaico Parte II

La vita ed il regolare funzionamento dell’impianto fotovoltaico dipendono largamente dalla corretta e scrupolosa esecuzione di tutte le operazioni di montaggio e collegamento elettrico delle stringhe. Al termine dei collegamenti elettrici dei moduli deve essere verificata la chiusura di ciascun pressa cavo sulle scatole di terminazione. Deve essere verificato il serraggio di tutta la bulloneria e viteria facente parte integrante dei collegamenti elettrici, al fine di evitare scintillii, resistenze di contatto addizionali e riscaldamenti localizzati. Al fine di garantire la tenuta delle scatole di terminazione sui moduli, la chiusura della stessa deve essere effettuata correttamente e deve essere verificata la chiusura delle viti. È necessario il collegamento equipotenziale di ognuna delle strutture di sostegno utilizzate cosi da minimizzare l’effetto di una eventuale dispersione verso la cornice di un modulo fotovoltaico. Tale dispersione sarà subito rilevata dall’inverter corrispondente tramite il rivelatore di guasto a terra. Sarà realizzato un collettore secondario di terra mediante barra in rame e scatola stagna IP55 in materiale termoplastico autoestinguente, con pressa cavi e coperchio con guarnizione stampata a cui faranno capo sia il cavo di messa a terra proveniente dai quadri di campo CC, che il cavo di messa a terra proveniente dalle strutture di sostegno. Tali cavi saranno di tipo NO7V – K, di sezione pari a 16mm2, in colore giallo/verde. Entrambi i cavi saranno disposti all’interno di un tubo flessibile per posa pesante in PVC autoestinguente, di diametro opportuno, risultando cosi protetti da eventuali azioni meccaniche di schiacciamento. Il collettore secondario di terra sarà opportunamente collegato alla rete di messa a terra dell’edificio. Prima di effettuare il collegamento di terra è però necessario accertarsi di quanto segue: il circuito di terra dell’edificio non deve essere in grado di introdurre potenziali pericolosi. L’impianto non deve essere a rischio di fuliminazione diretta. Occorre per tanto verificare che l’impianto risulti auto protetto, in caso contrario estendere l’impianto esistente di protezione contro i fulmini, racchiudendo nel volume protetto anche l’impianto fotovoltaico. È preferibile posare i cavi di terra del lato in continua dell’impianto in un tragitto separato rispetto agli altri cavi di potenza dell’impianto. In particolare occorre evitare che i cavi in uscita dagli scaricatori possano procurare disturbi indotti alle linee elettriche protette.

martedì 19 febbraio 2008

Collegamento dei moduli di un impianto fotovoltaico

I moduli sono montati a gruppi sulle strutture di sostegno, per il collegamento meccanico alle strutture, ogni modulo fotovoltaico è dotato di una cornice in alluminio anodizzato opportunamente forata, il cui fissaggio avverrà mediante bulloneria in acciaio inox. Prima di effettuare il cablaggio di un modulo, occorre verificare: la corretta polarità dei morsetti, la tensione a vuoto orientando il modulo verso il sole, la corrente di cortocircuito orientando il modulo verso il sole e il corretto montaggio e la funzionalità dei diodi di bypass. Un attenzione particolare a ciò che segue. Poiché il modulo fotovoltaico può essere assimilato ad un generatore di tensione permanentemente, alimentato dalla luce del giorno, per i cablaggi dei circuiti in cortocircuito occorre ai fini della sicurezza, seguire la seguente procedura: · eseguire i collegamenti utilizzando appositi attrezzi di lavoro sotto tensione; · collegare in serie i moduli fotovoltaici lasciando aperta la stringa in un punto (ad esempio il collegamento del modulo centrale), collegare successivamente gli estremi della stringa (polo positivo e polo negativo) al relativo sezionatore del quadro di sottocampo CC, avendo cura di lasciare aperto il sezionatore in oggetto e infine completare il collegamento del modulo lasciato scollegato precedentemente. Per formare le stringhe, i moduli fotovoltaici devono essere collegati in serie di 12 nell’impianto da 1,8 Kwp (quello visto nei post precedenti) ed in serie nelle rimanenti taglie, con spezzoni intestati di cavo flessibile unipolare in rame, da 2,5 mm2 del tipo HO7RN o in alternativa FG7R. Le polarità estreme delle stringhe devono essere collegate ai rispettivi quadri di sottocampo CC, mediante cavi unipolari in rame da 2.5 mm2 del tipo o in alternativa FG7R. Le terminazioni elettriche del modulo sono contenute nella scatola di derivazione posta sul retro. L’uscita dei cavi di collegamento della cassetta di derivazione avviene tramite due pressa cavi a tenuta stagna forniti di serie con i moduli. La connessione elettrica ai morsetti del modulo deve essere eseguita a perfetta regola d’arte impiegando terminazioni ad occhiello o a forcella con portata elettrica e caratteristiche dei materiali adeguate ai morsetti istallati nelle scatole di terminazione dei moduli. Si consiglia che i cordoni di cavo elettrico usati per il collegamento modulo-modulo siano tagliati a misura e muniti di terminali in officina in modo da garantire una migliore qualità e rendere più rapide le operazioni di collegamento elettrico in sito. La disposizione dei cavi di collegamento dei moduli deve essere tale da evitare (a mezzo colo d’oca) il convogliamento dell’acqua piovana verso i pressa cavi. La posa dei cavi elettrici fino la quadro CC, nell’ambito della stessa struttura di sostegno, è in esterno, con fissaggio eseguito a giorno mediante fascette da esterno di lunghezza e larghezza adeguate sui profili della carpenteria. Nel caso in cui occorra passare i cavi tra una struttura e l’altra, occorrerà utilizzare guaina spiralata per posa pesante o tubo in PVC autoestinguente appositamente fissato e protetto da eventuali azioni meccaniche. CONTINUA….

giovedì 14 febbraio 2008

Certificazione energetica: poche barriere all’ingresso per i professionisti

08/02/2008 – Ritorniamo sul tema della certificazione energetica degli edifici per cercare di capire quali saranno le opportunità di lavoro che, dopo l’emanazione dei decreti attuativi dei Dlgs 192/2005 e 311/2006, si apriranno per i professionisti.Il Ministero dello Sviluppo Economico ritiene che tutti i tecnici abilitati e iscritti agli Albi professionali potranno svolgere l’attività di certificatore, senza obbligo di corsi abilitanti o patentini, la cui eventuale istituzione sarà lasciata in mano alle Regioni . In relazione alla definizione di soggetti certificatori, tenuto conto delle differenti posizioni manifestate a più riprese dalle Regioni e alla necessità di fornire un servizio reale ai cittadini, ponendo a loro carico costi contenuti e congrui, sono state poste alla base da parte del MSE le seguenti considerazioni: - fissare metodi di calcolo comuni ai più alti livelli di garanzia tecnica (CEN ed UNI) al fine di facilitare nelle stesse il riconoscimento delle amministrazioni regionali e per favorire la massima disponibilità di strumenti applicativi (es.: un professionista può usare lo stesso strumento informatico in diversi contesti territoriali riducendo i suoi costi di gestione e, con la consuetudine all’utilizzo dei medesimi sistemi, comprimere i tempi di erogazione del servizio a beneficio dell’affidabilità della prestazione e dei costi per il cittadino. Inoltre metodologie comuni favoriscono la crescita dell’offerta nei differenti ambiti ed il confronto delle prestazioni); - adottare un foglio di calcolo predisposto, conformemente alle predette norme, dal Comitato termotecnico italiano (CTI), con l’obiettivo di fornire percorsi guidati all’utilizzo delle metodologie e ridurre la dispersione dei risultati in relazione alla formazione, all’esperienza e all’interpretazione dei diversi utilizzatori. Il foglio di calcolo non intende sostituire i software commerciali ma essere un riferimento per questi e anche utilizzabile in eventuali controversie; - fissate le metodologie e adottato il foglio di calcolo del CTI, il MSE ritiene che sussistano le condizioni per disporre di una ampia platea di soggetti certificatori che, fermo restando le conoscenze tecniche di base, possa costituire una offerta ampia e qualificata a disposizione dei cittadini; - non porre requisiti di esperienza pregressa, per favorire l’accesso nel mondo del lavoro dei soggetti più giovani, neo diplomati e laureati. Anche questa scelta contribuisce ad ampliare l’offerta del servizio. Sono individuati come qualificati all’attività di certificazione energetica: tecnici abilitati iscritti agli ordini e collegi professionali, Enti locali, organismi pubblici operanti nel settore energetico, energy manager, organismi di ispezione nel settore delle costruzioni edili e dell’impiantistica connessa e società di servizi energia (ESCO). L’inclusione di queste ultime società tra i soggetti riconosciuti a certificare si inquadra nell’indirizzo e nel ruolo che la direttiva 2006/32/CE sui servizi energetici assegna loro. Sono poi indicati gli elementi a garanzia dell’indipendenza e imparzialità dell’operato dei certificatori i quali, all’atto di sottoscrizione dell’attestato di certificazione energetica, devono dichiarare: a) nel caso di certificazione di edifici di nuova costruzione, l'assenza di conflitto di interessi, ovvero di non coinvolgimento diretto o indiretto nel processo di progettazione e realizzazione dell'edificio da certificare o con i produttori dei materiali e dei componenti in esso incorporati nonché rispetto ai vantaggi che possano derivarne al richiedente; b) nel caso di certificazione di edifici esistenti, l'assenza di conflitto di interessi, ovvero di non coinvolgimento diretto o indiretto rispetto ai vantaggi che possano derivarne al richiedente. Viene confermata inoltre la valenza di atto pubblico dell’attestato di certificazione. Spetterà poi alle Regioni e alle Province autonome procedere ai controlli della qualità del servizio di certificazione energetica reso dai Soggetti certificatori attraverso l’attuazione di una procedura di controllo congruente con gli obiettivi del decreto legislativo e le finalità della certificazione energetica. Non vi è quindi alcuna imposizione di corsi abilitanti né di eventuali esami di accreditamento, ma vengono fissati solo elementi di flessibilità che possono essere utilizzati dalle Regioni per la stesura dei provvedimenti relativi. Secondo la mia opinione, ritengo che sia indispensabile prevedere l’aggiornamento dei professionisti e la verifica della loro professionalità, con corsi e successivo esame finale. Dare degli strumenti di calcolo è importante per ridurre l’onere lavorativo dei professionisti, ma non certo sostituisce né offre professionalità e competenza. Questo problema diventerà ancora più pesante quando, con l’emanazione dei successivi decreti attuativi richiesti dalla Direttiva, si dovrà certificare la prestazione dell’edificio considerando tutti gli utilizzi energetici, dal riscaldamento alla produzione di acqua calda sanitaria, al condizionamento estivo, all’illuminazione ed ai consumi ausiliari.”

Istallazione elettrica di un impianto fotovoltaico 2

Analizziamo come esempio un impianto fotovoltaico da 1,8 Kwp. Supponiamo di usare moduli fotovoltaici, di una qualsiasi marca si voglia, da 75 W. Il generatore fotovoltaico è costiutito da 2 stringhe, collegati in serie d1 12. Le 2 stringhe sono opportunamente collegate all'inverter e ciascuna di esssa è provvista di apposito sezionatore e diodo di blocco ed è protetta contro le sovrattensioni per mezzo di scaricatori (uno per ogni polo) collegati a terra. Sezionatori, diodi di blocco e scaricatori sono collocati in un apposito quadro elettrico di sottocampo (CC). La potenza nominale del campo fotovoltaico espressa in Wp è ottenuta come somma delle singole potenze nominali dei singoli moduli, mentre la tensione a circuito aperto (Voc) del campo è ottenuta come somma delle singole tensioni di circuito aperto dei moduli componenti la singola stringa. Analizziamo pure un impianto da 18 Kwp. In esso il generatore fotovoltaico è costituito da 12 stringhe di moduli fotovoltaici da 75 W collegati in serie di 20 (combinazione di rami da 3 Kwp collegati in parallelo). Le stringhe sono opportunamente collegate, a gruppi di 2 ad un singolo inverter e ciascuna di essa è provvista di apposito sezionatore e diodo di blocco e scaricatore.

mercoledì 13 febbraio 2008

IL protocollo di KYOTO fa il compleanno

Il 16 febbraio il protocollo di Kyoto compie tre anni. Da gennaio di questo anno si comincia a fare il conto alla rovescia per raggiungere gli obiettivi di riduzione dei gas serra entro il 2012. Il protocollo è nato nella citta' giapponese l'11 dicembre del 1997 e rappresenta l'unico trattato internazionale che prevede obiettivi globali e impegnativi per il taglio delle emissioni. I paesi che lo hanno approvato sono ben 176, fra questi sono 38 gli Stati con obblighi di riduzione, ovviamente i Paesi industrializzati. L’ultimo paese ad entrare è stato l’Australia nel dicembre 2007 durante l’ultima conferenza mondiale sul clima. Paradossalmente gli Stati Uniti d’America non ne fanno ancora parte. È facile intuire che con questo protocollo è inziata una vera e propria rivoluzione sugli usi e costumi delle nazioni oltre ad un più importante cambiamento economico. Cosa prevede il protocollo di Kyoto? Un taglio complessivo in 5 anni del 5,2% delle emissioni di gas serra a livello globale, facendo riferimento ai livelli del 1990. L'Europa ha l’obbiettivo di ridurre dell'8% le emissioni gas serra rispetto al 1990. L'Italia deve tagliare i suoi gas serra del 6,5% rispetto al 1990. I valori di Co2 ai tempi erano di circa 516 milioni di tonnellate. Un obbiettivo molto difficile da ottenere perchè L'Italia, secondo le stime, nel 2006 ha aumentato le sue emissioni raggiungendo i 573 milioni di tonnellate di Co2. Quindi è facile intuire che bisogna ancora fare molti sforzi , nonostante si sia registrata un'inversione di tendenza fra 2006 e 2007, con una stima di riduzione delle emissioni dell'1,5%. Riepiloghiamo quali sono i target del protocollo di Kyoto: - RIDUZIONE EMISSIONI: taglio del 5,2% delle emissioni di gas serra a livello globale rispetto ai livelli '90. Per l'Europa il taglio e' dell'8% per l'Italia il 6,5%; - DAL 1/O GENNAIO 2008 CO2 HA UN PREZZO: fino al 2007 una tonnellata di Co2 costa 60 centesimi ma dal primo gennaio il prezzo sale a 21,75 euro a fine 2008 saremo arrivati a 40 euro a tonnellata. Di pari passo salgono le cifre delle multe per chi non rispetta i tetti stabiliti: le multe fra il 2005 e il 2007, nella fase preparatoria, erano a quota 40 euro a tonnellata, mentre dopo il 2008 saliranno a 100 euro; - OBBLIGHI PER LE INDUSTRIE: ogni nazione deve realizzare il piano nazionale delle quote di emissione che fissa i tetti a livello nazionale e a livello di impianto; - MECCANISMI FLESSIBILI: nell'ambito del sistema della ''borsa dei fumi'' esistono meccanismi flessibili dello sviluppo pulito. Ad esempio un'azienda italiana costruisce in Cina una centrale fotovoltaica. Si ottiene un risparmio di Co2 da quella centrale viene dedotta dal conto dell'Italia.

Istallazione elettrica di un impianto fotovoltaico 1

L'impianto fotovoltaico greed connected, è destinato a produrre energia elettrica in collegamento alla rete elttrica di distribuzione in bassa tensione in corrente alternata. La parte elettrica è costituita dai seguenti componenti principali:
  • campo fotovoltaico
  • quadro eletttrico di sottocampo (CC)
  • inverter (CCA)
  • quadro elettrico di parallelo (QCA)
  • componentistica elettrica varia

La conversione dell'energia elettrica da continua ad alternata è effettuata tramite uno o più inverter di taglia opportuna. Tali inverter sono dotati di trasformatore di disaccopiamento, sono in grado di seguire il punto di massima potenza del campo fotovoltaico e riproducono in uscita l'onda sinusoidale con la tecnica PWM.

Nel caso di impianti multiinverter le uscite sono distribuite tra le diverse fasi del sistema esistente e vengono opportunamente parallelate all'interno del quadro QCA.

Il quadro di consegna dell'energia e parallelo rete QCA effettua il collegamento in parallelo dell'uscita dell'inverter alla rete elttrica di distribuzione. All'interno di esso è contenuto il dispositivo di interruzione della linea in uscita dall'inverter e qualora necessario il dispositivo di interfaccia.

Quindi l'impianto fotovoltaico viene connesso elettricamente alla rete di proprietà del distributore, ed a monte del dispotivo di protezione della rete di utente.

La componentistica utilizzata deve essere conforme alle normative vigenti.

I sezionatori, i diodi di blocco e gli scaricatori opportunamente dimensionati sono allocati in un quadro elettrico di sottocampo.

La scelta ed il dimensionamento dei cavi di collegamento devono limitare la caduta di tensione.

Sopralluogo per un impianto fotovoltaico

Effettuando il sopralluogo presso un sito d'istallazione si dovrebbero raccogliere in una apposita scheda i seguenti dati:
  • informazioni di carattere generale sul sito e sul proprietario
  • dati sull'impianto elettrico esistente
  • indicazioni tecniche sull'edificio oggetto dell'intervento
  • analisi degli ostacoli che possono produrre ombreggiamenti nel sito d'istallazione (direzione ed altezza con l'uso di bussola ed inclinometro)
  • documentazione fotografica del sito
  • documentazione fornita dall'utente (planimetrie, bollette, conformità 46/90, calcoli strutturali, disegni esecutivi).

Per evitare una diminuizione della produttività dell'impianto si possono seguire degli accorgimenti per massimizzare la sua produzione energetica ed in particolare:

  1. curare l'accopiamento dei moduli fotovoltaici per evitare il mismatching;
  2. ottimizzare l'accopiamento tra campo fotovoltaico e l'inverter;

martedì 12 febbraio 2008

Caratterizzazione dell’utenza per impianti > di 20 Kwp

Anche in questo caso l’utenza si caratterizza attraverso il fabbisogno energetico e la produttività del sito. In dettaglio: ·Ricavare l’energia solare incidente media annua giornaliera locale sul piano inclinato (numero di ore equivalenti di irraggiamento a 1000 W/m2) utilizzando software o fogli di calcol che hanno come riferimento la norma UNI 10349; ·Calcolare la produttività del sito in base alla taglia dell’impianto che si vuole installare, ossia: 1.Produttività campo FV = potenza istallata * ore equivalenti * 365 * K (K = 0,75); ·Calcolare la taglia del generatore fotovoltaico in base all’energia giornaliera consumata dall’utente, calcolata dal complessivo annuo ed alle ore equivalenti di irradiazione a 1000 W/m2, secondo la seguente formula: 1.Potenza campo FV <= (energia consumata / 365) / ore equivalenti locali / K; 2.Il coefficiente K tiene conto delle perdite dovute all’accoppiamento dei moduli, della risposta in temperatura del campo fotovoltaico e del rendimento dell’inverter. La specifica tecnica di fornitura dell’inverter. La specifica tecnica di fornitura impone un valore minimo di K = 0,75; 3.Si potrà verificare la necessità di dover diminuire la taglia del campo fotovoltaico a causa della mancanza di superficie utilizzabile La progettazione dell’impianto FV avviene dopo l’acquisizione di indispensabili informazioni quali l’area disponibile, l’esposizione dell’impianto, ubicazione del punto di allacciamento ed altre ancora.Bisogna dunque effettuare un sopralluogo presso il sito di istallazione raccogliendo in una apposita scheda i dati necessari.

lunedì 11 febbraio 2008

Dimensionamento di un generatore fotovoltaico

Faccio una breve parentesi, per poter definire il concetto di “ore equivalenti”. Se la potenza nominale di un singolo modulo è determinata con le condizioni standard Istc e cioè con una temperatura del modulo a 25° ed irraggiamento di 1000 W/m2, significa che un campo da 1 Kwp è tale quando riceve un irraggiamento di 1000 W/m2. Inoltre se si irraggia tale campo con 1000 W/m2 per un ora, questo produrrà 1 Kwh di energia. Come è noto Energia = Potenza * Tempo (1 KWh = 1Kw * 1 h). A ritroso si può dire che se un sito è irraggiato con 4 Kwh durante l’arco dell’intera giornata, lo stesso sito e come se ricevesse 1000 W/m2 per sole 4 ore. In questo modo le 4 h indicate si chiamano ore equivalenti. Prendiamo come esempio la città in cui vivo, Catania. Una superficie orientata a sud e inclinata rispetto all’orizzontale di 30° riceve durante l’anno una media giornaliera di 5,55 Kwh/m2, quindi come media giornaliera durante l’anno ha 5,55 ore equivalenti. Considerando un consumo annuo di energia stimato in 4560 Kwh, si ottengono le seguenti espressioni:
  • Consumo giornaliero energia = 4560/365 = 12,49 Kwh
  • Campo FV teorico = 12,49/5,55 = 2,25 Kwp
  • Campo FV reale = 2,25/0,75 = 3,00 Kwp

Presto continuerò con altri interessanti articoli seguitemi e soprattutto postate le vostre impressioni, domande o correzzioni.......continua

sabato 9 febbraio 2008

Collettore Solare: elemento pricipale "L'assorbitore"

Un collettore solare trasforma la radiazione solare in calore e si distingue cosi da un pannello fotovoltaico, che trasforma la luce del sole in corrente elettrica. L'elemento principale è l'assorbitore, che ha la funzione di assorbire la radiazione solare incidente a onde corte e di trasformarla in calore. Solitamente è composto da un metallo con buona capacità di condurre il calore e dovrebbe riuscire a trasformare il più possibile la radiazione solare in calore. Al giorno d'oggi vengono impiegati assorbitori dotati di un cosiddetto strato selettivo, che determina un alto grado di assorbimento nel range delle radiazioni solari e contamporaneamente irradiano poca energia, grazie a un basso fattore di emissività. Gli strati selettivi possono essere ottenuti con procedimento galvanico oppure applicati sotto vuoto. Nei prossimi giorni contimuerò a scrivere in merito all'argomento, fatemi sapere se è do vostro interesse, e ricordate non esitate a contattarmi se avete bisogno di ulteriori approfondimenti.....continua

Dimensionamento e aspetti realizzativi di un impianto fotovoltaico

Vediamo una caratterizzazione di una utenza per impianti <= 20 Kwp L'utenza si caratterizza attraverso il fabisogno energetico e la produttività del sito. In particolare:
  1. la quantità di energia elettrica producibile su base annua deve essere <= a quella fornita dal distributore utente;
  2. ricavare dal costo annuo della bolletta dell'utente, in base alle tariffe vigenti, i consumi annui energetici, oppure ricavare, i consumi di energia dell'utente;
  3. ricavare l'energia solare incidente media annua giornaliera locale sul piano inclinato (numero di ore equivalenti di irraggiamento a 1000 W/m2) utilizazando software o fogli di calcolo che hanno come riferimento la norma UNI 10349;
  4. calcolare la taglia del generatore fotovoltaico in base all'energia giornaliera consumata dall'utente calcolata dal complessivo annuo ed alle ore equivalenti di irradiazione a 1000 W/m2 secondo la seguente formula;
  • Potenza campo fotovoltaico FV <=(energia consumata/365/ore equivalenti locali/K).
  • Il coefficiente K tiene conto delle perdite dovute all'accoppiamento dei moduli, della risposta in temperatura del campo fotovoltaico e del rendimento dell'inverter. La specifica tecnica di fornitura, impone un valore minimo di K = 0.75;
  • Si potrà verificare la necessità di dover diminuire la taglia del campo fotovoltaico a causa della mancanza di superficie utilizzabile.