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giovedì 26 novembre 2009

Scopri come risparmiare elettricità (...continua)

…continua

Continuando il discorso dell’ultimo post, una volta chiariti gli aspetti tecnici si può iniziare a ragionare sulle offerte. La prima cosa da fare è guardare i propri consumi, per valutare le scelte che si vogliono fare. Andate a controllare che tipo di contratto avete. I vecchi contratti sono di due tipi: monorario e biorario.

Il MONORARIO prevede un’unica tariffa per kilowattora:

  • la F1, la più cara, comprende le ore di punta (tra le 8 e le 19) dei giorni dal lunedì al venerdì
  • la F2 e la F3, più economiche, comprendono le ore intermedie (tra le 7 e le 8 e tra le 19 e le 23, sempre da lunedì a venerdì) e quelle “fuori punta”: dalle undici di sera alle sette del mattino tra lunedì e sabato, tutta la domenica e i festivi.

La BIORARIA divide la giornata in fasce, finora è stata opzionale. Ma dal 1° luglio 2010 la “bioraria” sarà obbligatoria per tutti. È utile riuscire a leggere anche le bollete, bisogna tenere conto di com’è fatta una bolletta. In un conto dell’elettricità da 100 euro, normalmente, ci sono 36 euro di costi fissi e 64 di costi mobili.

  • Costi fissi: tra i costi fissi ci sono 15 euro alla voce “servizi di rete”, che coprono le spese che le imprese di vendita pagano al distributore locale per la distribuzione, il trasporto e la misura dell’elettricità. Altri 7 euro vanno agli “oneri generali di sistema”, stabiliti dalla legge e necessari a coprire spese come quelle per gli incentivi alle fonti rinnovabili (4,34 euro), per la dismissione delle centrali nucleari (1,54 euro) e per il finanziamento di imprese ad ampio consumo energetico, come le Ferrovie, (96 centesimi). Poi ci sono 14 centesimi di imposte (compresa l’Iva al 10%).
  • Costi mobili: sono invece la componente su cui possono giocare le aziende venditrici. Almeno in parte. Perché sono composti di 55 euro necessari a comprare elettricità sul mercato, 4-5 euro di costi di commercializzazione (cioè quelli necessari alla gestione del cliente) e 4 euro per la componente di perequazione (che garantisce l’equilibrio tra i costi effettivi di approvvigionamento e dispacciamento dell’energia elettrica destinata al servizio di maggior tutela e quanto pagato dai clienti l’anno prima).

A questo punto, tenendo conto dei propri consumi, si possono consultare le offerte. Il miglior modo per farlo è consultare il sito dell’Autorità, che offre un ottimo strumento di comparazione (http://trovaofferte.autorita.energia.it/trovaofferte/TKStart.do).

L’associazione dei consumatori Altroconsumo afferma che, sul mercato libero si possono ottenere sconti fino al 10-13% sul costo totale. Passare dalla propria tariffa monoraria a quella bioraria consente invece un risparmio minimo, a meno che non si spostino nelle ore “scontate” l’80% dei consumi.

Scopri come risparmiare elettricità

Da ben due anni in Italia è possibile scegliere da chi acquistare l'energia elettrica, ma nonostante le molte offerte in pochi lo sanno. Eppure ha già permesso di risparmiare 20 miliardi. La liberalizzazione del mercato elettrico italiano, avviata da Pierluigi Bersani nel 1999, è arrivata al suo completamento nel 2007, con l’apertura del “mercato libero” anche per i clienti domestici. L’obiettivo era quello di incentivare la concorrenza in un mercato che ne ha poca, con la speranza che le imprese si mettano a competere sui prezzi, a tutto vantaggio dei consumatori.

Fino al luglio del 2007 l'energia elettrica aveva un prezzo fisso, stabilito dall’Autorità per l’Energia elettrica e il gas, che lo aggiorna ogni tre mesi. Con la liberalizzazione gli utenti possono scegliere di passare al “mercato libero”, scegliendo una delle proposte delle varie aziende di vendita di energia elettrica. Oggi sono 84 i gruppi che propongono offerte di elettricità sul mercato libero e si sono iscritti all’elenco dei venditori istituito dall’Autorità. E' ovvio che il passaggio al mercato libero non è obbligatorio. Chi vuole o preferisce può restare nel vecchio sistema, quello regolato per intero dall’Autorità per l’Energia, definito “mercato di maggior tutela”. Passando al mercato libero, a livello tecnico, non cambia nulla. La rete elettrica resta la stessa, cosi come la cabina a cui si è collegati. Anche il contatore non deve essere sostituito. Gran parte delle aziende che vendono energia elettrica, infatti, non la producono né la trasportano: si limitano a comprare elettricità sulla Borsa elettrica e rivenderla ai clienti finali.

Fino a oggi il mercato libero (che per le grandi imprese è obbligatorio) ha avuto poco successo. Gli ultimi dati dell’Autorità per l’Energia dicono che sono passati alle offerte elettriche liberalizzate 3 milioni e 200mila dei 36 milioni di clienti italiani. L’8,9% del totale, tasso in linea con gli altri paesi europei. Tra quelli che hanno abbandonato il vecchio regime, due milioni sono famiglie (il 7,1%) e un milione e 200mila sono piccole imprese (il 15,6%). Nella prima metà di quest’anno hanno scelto il mercato libero 688mila clienti. Ciò che più preme sottolineare e che cambiare non costa praticamente niente. Il passaggio da un operatore all’altro è gratuito, l’unica spesa è l’imposta di bollo (14,62 euro) da pagare sul nuovo contratto. Il passaggio è oneroso solo se è il secondo in un anno: in questo caso il distributore addebiterà un contributo fisso di 27 euro al venditore prescelto, che potrà a sua volta addebitarlo al cliente. Il contributo non è mai dovuto se il cliente intende tornare dal mercato libero al servizio di maggior tutela.

E per l’affidabilità non dovrebbero esserci rischi. L’unico problema può essere il fatto che tutto l’impianto resta di proprietà della società di distribuzione, quindi per ogni possibile guasto il nuovo fornitore non può intervenire, ma si deve limitare a rivolgersi alla vecchia società. La quale, solitamente, dà la precedenza ai suoi clienti.

continua......(offerte, costi, problemi, )

martedì 24 novembre 2009

Docet: si lavora per risolvere i problemi. Online la versione per Windows Vista

Si sono aperti i lavori per dare soluzione ai problemi riscontrati dopo gli aggiornamenti al Docet, il software per la certificazione energetica degli edifici, pubblicato sul sito ufficiale www.docet.itc.cnr.it il 2 novembre scorso. Dopo gli aggiornamenti al software è stata riscontrata una criticità nella fase di scaricamento della versione v. 2.09.11.02 del Docet per gli utilizzatori del sistema operativo Windows Vista. La versione per Windows Vista e la manualistica a supporto dello strumento saranno disponibile entro pochi giorni.
Ricordiamo un pò cos'è Docet:
E' uno strumento di simulazione per la certificazione energetica degli edifici. Il software è aggiornato secondo la metodologia di calcolo semplificata, secondo le norme tecniche UNI TS 11300.
Docet permette in modo semplificato l'inserimento dei dati da parte di qualunque genere di utente, offrendo un'interfaccia semplificata con l'obbiettivo di fornire una qualificazione energetica degli edifici esistenti.
Il tutto in modo semplice e riproducibile senza rinunciare all'accuratezza del risultato.
L'aggiornamento permette, inoltre, di definire geometrie anche complesse modificando i dati precalcolati.
Tutti i dati qualitativi introdotti sulla base della documentazione a disposizione e di un audit energetico minimo, e quelli non introdotti, vengono definiti quantitativamente in modo automatico dallo strumento.
Vengono calcolati i seguenti indicatori prestazionali:
- Fabbisogno di energia netta per riscaldamento (Epi,invol), raffrescamento (Epe,invol);
- Fabbisogno di energia fornita per riscaldamento, acqua calda sanitaria e ausiliari elettrici;
- Indice di energia primaria per riscaldamento (EPi), per acqua calda sanitaria (EPacs) e globale (Epgl);
- Quantità di CO2 prodotta;
- Risparmio economico ottenibile e tempo di ritorno semplice degli investimenti ipotizzati;
- Classe energetica (da G ad A+).
Vine valutato anche il contributo dell’istallazione di collettori solari e pannelli fotovoltaici. Gli output relativi agli Attestati di Certificazione e Qualificazione Energetica sono quelli contenuti nelle Linee Guida nazionali per la certificazione energetica.
Da notare è che nell’ultima sezione del software è possibile definire i miglioramenti, in termini prestazionali, dell'edificio secondo i requisiti minimi al 2010 dei valori di trasmittanza termica e rendimento globale medio stagionale riportati nell'Allegato C del decreto legislativo 311/06.
Due tipologie di analisi:
  • Analisi parametrica: La prima analisi consente di determinare l'andamento del fabbisogno di riscaldamento (EPi,invol) e di raffrescamento (EPe,invol) al variare di una trasmittanza termica (espressa in % sul valore reale) corrispondente ad una sola tipologia di elemento di involucro tra quelle richieste (Pareti vericali, Copertura, Pavimento o Serramenti).
  • Analisi di sensibilità: La seconda analisi permette di individuare i parametri più sensibili, tra quelli possibili (trasmittanza termica pareti verticali, copertura, terreno e serramenti, fattore solare degli elementi trasparenti e rendimento globale medio stagionale), e confrontarli in un diagramma con scala da 1 a 100. I valori più elevati corrispondono ad una elevata priorità di intervento.
fonti: http://www.edilportale.com e sito ENEA