Da ben due anni in Italia è possibile scegliere da chi acquistare l'energia elettrica, ma nonostante le molte offerte in pochi lo sanno. Eppure ha già permesso di risparmiare 20 miliardi. La liberalizzazione del mercato elettrico italiano, avviata da Pierluigi Bersani nel 1999, è arrivata al suo completamento nel 2007, con l’apertura del “mercato libero” anche per i clienti domestici. L’obiettivo era quello di incentivare la concorrenza in un mercato che ne ha poca, con la speranza che le imprese si mettano a competere sui prezzi, a tutto vantaggio dei consumatori.
Fino al luglio del
Fino a oggi il mercato libero (che per le grandi imprese è obbligatorio) ha avuto poco successo. Gli ultimi dati dell’Autorità per l’Energia dicono che sono passati alle offerte elettriche liberalizzate 3 milioni e 200mila dei 36 milioni di clienti italiani. L’8,9% del totale, tasso in linea con gli altri paesi europei. Tra quelli che hanno abbandonato il vecchio regime, due milioni sono famiglie (il 7,1%) e un milione e 200mila sono piccole imprese (il 15,6%). Nella prima metà di quest’anno hanno scelto il mercato libero 688mila clienti. Ciò che più preme sottolineare e che cambiare non costa praticamente niente. Il passaggio da un operatore all’altro è gratuito, l’unica spesa è l’imposta di bollo (14,62 euro) da pagare sul nuovo contratto. Il passaggio è oneroso solo se è il secondo in un anno: in questo caso il distributore addebiterà un contributo fisso di 27 euro al venditore prescelto, che potrà a sua volta addebitarlo al cliente. Il contributo non è mai dovuto se il cliente intende tornare dal mercato libero al servizio di maggior tutela.
E per l’affidabilità non dovrebbero esserci rischi. L’unico problema può essere il fatto che tutto l’impianto resta di proprietà della società di distribuzione, quindi per ogni possibile guasto il nuovo fornitore non può intervenire, ma si deve limitare a rivolgersi alla vecchia società. La quale, solitamente, dà la precedenza ai suoi clienti.
continua......(offerte, costi, problemi, )